È passato ormai tanto tempo da quando Raf cantava “Ti prendento. Sei l’unico diritto che ho. Stavolta a compromessi non scendo” come inno d’amore per quella che è una donna fidanzata.
Un testo che analizzato soprattutto oggi 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, racconta quello di un amore in realtà malato, morboso nei confronti di una donna che pur di possedere si cerca di annullare. Ed è quello che continua a succedere a milioni di donne annulamente nel mondo e nel nostro paese. E alcune di loro purtroppo sono morte come sempre per mano di colui che diceva di amarle.
In Italia sono quasi 7 milioni le donne tra 16 e 70 anni che hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nella loro vita secondi i dati Istat e, nel 2022, sono state più di 20 mila quelle che si sono rivolte a un centro antiviolenza, come indicato dai dati Rete Dire – Donne in rete contro la violenza, e oltre 30 mila le chiamate all’1522, il numero antiviolenza e stalking.
Di questi numeri poi si deve constatare, solo in questo 2023 in Italia, le donne uccise sono state 106, una ogni tre giorni. Il dato è aggiornato al 19 novembre e comprende anche Giulia Cecchettin e della donna di 70 anni strangolata a Fano dal marito che poi ha tentato il suicidio. La quasi totalità dei femminicidi è avvenuto in ambito familiare o affettivo, con l’Istat che ha certificato come ogni anno le donne uccise da partner o ex sono il 55-60% del totale, mentre per gli uomini questo dato è fisso al 3%.
Tra il 2020 e il 2023 in Italia sono stati investiti circa 248,8 milioni di euro per prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne, ma di queste risorse solo il 12% è stato utilizzato per la prevenzione. E nell’ultimo anno il Governo Meloni ha ridotto i fondi destinati alla prevenzione del 70% ovvero da oltre 17 milioni di euro a soli 5 milioni.
Come dimenticare l’immagine dell’aula del Senato semi vuota il giorno della discussione della legge contro la violenza sulle donne? Politici pronti a rilasciare dichiarazioni in favor di telecamera, distribuire comunicati e promettere grandi interventi contro la violenza sulle donne come oggi 25 novembre, ma poi nei fatti il nulla.
Politici che invece di essere solidali, trovare soluzioni per evitare ancora morti, attaccano e offendono. Ultimo il commento di Roberto Lepanti, Consigliere di Fratelli d’Italia al Comune di Marsciano, indirizzato alla sorella di Giulia Cecchettin “Care condoglianze, ma inizia a curarti…” o come dimenticare il Consigliere regionale del Veneto, eletto nella Lista, Zaia ma ora nel gruppo Misto, Stefano Valdegamberi, con un post sul proprio profilo Facebook nel quale ha scritto in merito alla sorella di Giulia: “E poi quella felpa con certi simboli satanici aiuta a capire molto“, dandole a tutti gli effetti della satanista.
E ci ha pensato anche Matteo Salvini che al momento dell’arresto dell’assassino di Giulia ha scritto: “Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita“, come se tutto quello visto fino a quel momento fosse una semplice ricostruzione e non la prova di un omicidio premeditato. Tutti noi abbiamo un grosso obbligo, quello di essere più umani e più empatici non solo in questo 25 novembre. Dobbiamo essere i primi che condannano e cercano di evitare possibili violenze. In che modo? Molto semplice.
Se vediamo un uomo essere violento nei confronti di una donna, anche solo verbalmente, mettiamoci in mezzo.
Se vediamo qualcuno maltrattare, mettiamoci in mezzo, che sia uomo o donna.
Se vediamo atti violenti chiamiamo immediatamente le Forze dell’ordine e cerchiamo di attirare l’attenzione stando attenti anche a noi stessi ovviamente.
Non giriamo mai la faccia dall’altra parte.