Sono passati tre anni da quel 9 marzo 2020; una data storica, quella che vedeva la chiusura totale dell’Italia. L’allora Premier Conte annunciava quella sera la firma di un decreto anch’esso storico: qualche ora dopo l’intera Italia sarebbe entrata in lockdown per contenere la pandemia di Coronavirus.
“Non ci sarà più una zona rossa, non ci saranno più zona uno e zona due, ma un’Italia zona protetta. Saranno da evitare gli spostamenti salvo tre ragioni: comprovate questioni di lavoro, casi di necessità e motivi di salute“
Di Coronavirus si parlava già da prima, grazie all’allarme lanciato dalla Cina a causa del diffondersi di una forma di polmonite atipica, resistente alle terapie ospedaliere e da quel 21 febbraio con il primo caso italiano a Codogno.
Da quel 9 marzo iniziarono i mesi della chiusura, sulla base del motto “State a casa” e degli striscioni-arcobaleno “Andrà tutto bene“. L’Italia diventò tutta zona rossa, non si poteva uscire di casa se non per motivi inderogabili di salute o lavoro e per fare la spesa. Spuntarono le autocertificazioni, c’era l’emergenza delle mascherine, introvabili. Regione e Comuni si adoperarono per reperirle e poterle distribuire tra la cittadinanza. Restarono aperte solo le attività di beni ritenuti essenziali come edicole, farmacie e supermercati.
Il Paese, nell’ora più tragica, si riscopre resistente, unito e solidale. C’è chi, per esempio, improvvisò servizi di volontariato per consegnare la spesa alle persone più anziane e sole.
Furono mesi difficili, complessi e, ancora oggi, pare quasi impossibile il fatto di aver affrontato tutto questo, nonostante il Covid continui a circolare.
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“Le nostre abitudini vanno cambiate ora, dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se ci adatteremo a queste norme più stringenti” dichiarava Giuseppe Conte. Un lockdown partito il 9 marzo e conclusosi a tutti gli effetti il 18 maggio dello stesso anno.
Le riaperture scaglionate; le attività che non hanno mai più riaperto; i morti.
Tre anni fa il nostro mondo è cambiato. E non è mai più tornato come prima.