Cinema: la domenica di Michel Franco con “Sundown” il film in gara

Può un uomo decidere che tutto ma proprio tutto gli stia stretto, anche il funerale della madre e quindi cercare di cambiare vita? È quello che si scoprirà guardando “Sundown” il film di Michel Franco in gara alla Mostra del Cinema di Venezia.

In questo film, interpretato da Tim Roth, Charlotte Gainsbourg, Iazua Larios, Henry Goodman, Albertine Kotting McMillan e Samuel Bottomley, Neil Bennett, un’uomo di mezz’età, alloggia in un lussuoso resort di Acapulco assieme alla sorella Alice, erede come lui di una multinazionale dell’industria della carne, e i due figli di lei.

La notizia improvvisa della morte della madre li costringe a interrompere la vacanza e tornare subito in Inghilterra per il funerale, ma Neil, che da un po’ manifesta insoddisfazione nei confronti di tutto per ragioni sconosciute, finge di aver smarrito il passaporto al momento dell’imbarco e rimane in città a crogiolarsi pigramente sulla spiaggia, bevendo, ignorando i messaggi di amici e parenti e cominciando una storia con una ragazza del posto.

Quando si sconvolge un saldo ordine familiare, vengono allo scoperto tensioni inaspettate.

Michel Franco racconta così il suo film: “Non è un caso che Sundown sia ambientato ad Acapulco. È sconvolgente per me vedere la città in cui ho passato le vacanze da bambino trasformata in un epicentro di violenza. Sundown nasce dalla necessità di esplorare un luogo che sembra sempre più distante ed estraneo.

L’esplorazione di tutte le prospettive che emergono ad Acapulco è anche uno studio sui personaggi, e un’analisi di dinamiche familiari. Il sole occupa un posto di primaria importanza: colpisce sempre in modo aggressivo e diretto. L’immagine deve assolutamente riflettere due cose: gli stati emotivi dei protagonisti, e la prorompente violenza attorno a loro.

Il film, nella sale dei cinema italiani dal 5 settembre, è stato scritto, diretto e prodotto dallo stesso Michel Franco. Tim Roth torna a lavorare con Michel Franco dopo Chronic. È capace di rendere almeno un minimo umano, o credibile, un personaggio decisamente complesso nella sua bidimensionalità cocciuta, di cui scopriamo con molta lentezza qualcosa in più, senza che sia mai lui a offrirsi alle persone che incontra.

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