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Scuola: Studenti VS strutture non idonee e docenti non curanti?

La scuola italiana e in generale il comparto educativo, soffrono da molto tempo diverse problematiche, sia di tipo strutturale che di tipo pedagogico. La mancanza di fondi e di una visione lungimirante, in grado di intendere la spesa in educazione come un investimento sul futuro del paese, ha prodotto svariate criticità.

C’è da considerare che, per quel che concerne l’aspetto strutturale, molte scuole sono state costruite prima del 1974 e per tale motivo, diversi istituti sono assolutamente inadeguati rispetto ai materiali tecnologici e laboratoriali necessari agli scopi didattici più recenti. Tale problematica si riscontra in particolar modo al sud, dove molte strutture fatiscenti vengono quotidianamente frequentate da studenti, i quali non hanno nemmeno accesso alla strumentazione di cui invece godono buona parte degli studenti europei.

Oltre ai problemi strutturali, gli studenti italiani sono inoltre sottoposti, troppe volte, alla noncuranza dei docenti. Come nel caso di un ragazzo di 17 anni, Marco, che frequenta il liceo scientifico Cavour di Roma al quale è stato concesso di fare la carriera scolastica alias. Quest’ultima rappresenta una soluzione per gli studenti transgender che non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita, poiché permette di far  inserire nel registro il nome scelto dall’alunno al posto di quello dato alla nascita in base al sesso biologico. Ciò purtroppo non è stato rispettato da un docente del ragazzo, il quale, nonostante le specifiche richieste di quest’ultimo  ha continuato a chiamarlo col nome di nascita non curandosi dell’umiliazione a cui lo stava sottoponendo ed ignorando che, tra l’altro, cosi facendo ha negato un diritto che è invece contemplato dallo stesso regolamento dell’istituto.

Il Ministro dell’Istruzione,Giuseppe Valditerra, ha fatto sapere che sosterrà le opportune verifiche perché sostiene fortemente che la scuola sia il luogo deputato per eccellenza allo sviluppo e alla realizzazione della persona umana e non può ovviamente ammettere al proprio interno alcuna forma di discriminazione.

Situazione completamente opposta riguarda invece un liceo livornese, l’istituto superiore Einaudi-Ceccherelli, in provincia di Piombino. Un alunno ha deciso, nella notte tra il 7 e l’8 Novembre, di vandalizzare  con della vernice spray nera, uno degli ingressi dell’istituto. Il ragazzo ha scritto, accanto al graffito che l’atto non riguardava una volontà rancorosa ma che la sua azione fosse semplicemente guidata dalla noia. La risposta del dirigente Carlo Maccanti è stata sicuramente molto incisiva ed efficace nel punire l’azione senza però condannarla.

Meccanti ha detto: “Qualcuno si è sentito in dovere di omaggiare l’ingresso principale della sede Einaudi con questa sua esternazione di discutibile qualità pittorica. La prima reazione è quella di partire col solito discorso sul danneggiamento di bene pubblico, sui costi di ripulitura, sulla scarsità di telecamere, su come si dovrebbero educare i giovani d’oggi, a schiaffoni com’era un tempo, quando c’era ancora il rispetto, signora mia… ecc. ecc. Probabilmente c’è del vero anche in tali considerazioni, ma questa riflessione vuole piuttosto soffermarsi sulla scritta che, forse involontariamente, ci dice cose interessanti”. Il dirigente della scuola ha posto però l’attenzione, più che sul fatto in sé e sulle conseguenze, sulle motivazioni che hanno spinto il vandalo.

L’azione del vandalo, rimasto ignoto, è sicuramente sconsiderata ma è assolutamente opportuno soffermarsi a riflettere sula reazione del dirigente il quale, all’interno di un istituzione dove spesso non si trova spazio per  il dialogo con i giovani,  ha saputo dare il suo contributo riconoscendo il problema senza condannarlo.

Sarebbe opportuno dar vita ad un sistema scolastico che punisca quando è giusto e che invece comprenda quando è necessario.

Come sostiene il neurologo pediatrico newyorkese  Martin L. Kutsher : “Il bambino che ha più bisogno di amore, lo chiederà nei modi meno amorevoli”.

 

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