Dalle smart cities alle inspiring cities e all’impact economy

Si parla da più parti di rigenerazione urbana, ma cosa significa? Potremmo definirla come l’insieme delle azioni volte alla riqualificazione e/o al recupero di un qualunque spazio urbano che si trovi in situazioni di degrado.

Il processo di rigenerazione avviene, solitamente, tramite interventi di recupero, ad esempio, a livello di infrastrutture e di servizi, limitando il consumo di territorio a tutela della cosiddetta sostenibilità ambientale.

Rigenerare permette alla comunità di riappropriarsi e di rivivere nuovamente gli spazi rigenerati, con il conseguente miglioramento della qualità della vita e della sfera sociale, economica e ambientale.

Al concetto di rigenerazione urbana è legato quello della smart city che secondo  la definizione della Commissione Europea, vuol dire disporre di reti di trasporto urbano intelligenti, miglioramento dell’approvvigionamento idrico e delle strutture per lo smaltimento dei rifiuti, di modalità più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici.

Ma questa rappresentazione e visione di un futuro che pone al centro il benessere di ogni essere vivente e del territorio in cui vive, e’ sufficiente a migliorare davvero la qualità della vita sul nostro pianeta?

Elena  Goitini, Amministratrice Delegata di BNL e Responsabile di BNP Paribas, va oltre le semplici definizioni e con una visione di futuro  più ampia e improntata alla ricerca non solo del benessere delle “cose”, ma anche del benessere legato al nostro modo di inspirarci, scrive: la rigenerazione urbana non è solo una questione di ristrutturare edifici o riqualificare aree degradate, ma rappresenta un vero e proprio cambiamento culturale e sociale, capace di trasformare una “Smart City” in una “inspiring City”.

Goitini cita I’evento organizzato da COIMA per il suo 50° compleanno che definisce come – un bel momento di riflessione sul futuro delle città. Un futuro che va oltre il concetto di “Smart Cities” con l’obiettivo di creare luoghi non solo efficienti, ma anche ispiratori, in cui l’innovazione tecnologica sia integrata con il benessere umano, la creatività e l’inclusione sociale.

Elena Goitini,  con un linguaggio semplice che illumina il sentiero della conoscenza e del cambiamento, spiega cosa significa rigenerare nuovi spazi urbani nel contesto dei cambiamenti globali  a cui stiamo assistendo. – Una “Inspiring City” è una città che stimola i cittadini a essere parte attiva del cambiamento, in cui la bellezza, la cultura e la sostenibilità diventano i pilastri di una nuova convivenza urbana. Le aree riqualificate non sono solo spazi riutilizzati, ma veri e propri luoghi d’incontro che favoriscono lo scambio di idee, l’arte, la coesione sociale e lo sviluppo di nuove forme di economia circolare.

Secondo Goitini la sfida non si limita alla scoperta e all’adozione di nuove tecnologie, ma si gioca anche sulla capacità di creare nuove basi per migliorare le relazioni umane, in un momento storico, aggiungerei,  in cui la solitudine in cui vive un numero sempre maggiore di persone può dare adito a disturbi del comportamento e del degrado della socializzazione.

Elena Goitini scrive che – non bisogna pensare solo alle sfide tecnologiche, ma anche a quelle umane. L’urbanistica del futuro ha il compito di rigenerare non solo gli spazi fisici, ma – sottolinea e conclude – anche le relazioni tra le persone, che rischiano di deteriorarsi, restituendo alle città il loro ruolo di luoghi di ispirazione e di innovazione sociale.

E allora sorge spontaneo pensare che ciascuno di noi, soprattutto coloro che hanno il compito di realizzare e gestire l’innovazione degli spazi e dei servizi sul territorio, dovrebbero trasformare la propria città dal pur utile e necesssario efficientismo  tecnologico della  smart city alla  inspiring city, sostenuta  dalla impact economy, che nasce dall’incontro tra l’affermarsi di nuove strategie di investimento che, sull’onda del global compact delle Nazioni Unite, valorizzano la sostenibilità, l’inclusione e le politiche di welfare promosse dal settore pubblico e che, peraltro, hanno fatto emergere l’impact economy come una forma di investimento.

Qualcuno potrebbe temere che questo tipo di investimenti sfugga alla logica del ritorno economico, e infatti sino a pochi anni fa si parlava  di venture philantropy o dei cosiddetti capitali pazienti, ma oggi la remunerazione degli strumenti di finanza a impatto risulta perfettamente allineata ai rendimenti di mercato. A questo proposito, una buona prassi potrebbe essere quella di collegare  il livello di remunerazione a quello di impatto sociale e ambientale raggiunto.

Condividi
Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it