Tassi passivi: come si stanno muovendo le banche italiane

In Italia non vi è ancora un orientamento ufficiale in materia della Banca d’Italia e dell’Antitrust. Quel che è certo, è che, gradualmente, le banche del nostro Paese stanno procedendo a una seria riconsiderazione della propria politica di tassi passivi, quelli riconosciuti ai propri depositanti.

Come si ricorderà, non è, sicuramente, una novità il fatto che politica della Banca Centrale Europea, ispirata a un robusto sostegno all’economia, preveda, ormai, da anni anche il riconoscimento di tassi in territorio negativo per i depositi effettuati dalle banche presso di sé.

La gestione denaro degli intermediari creditizi in questo periodo di tassi di interesse estremamente contenuti sta, dunque, vivendo una stagione di scarsa profittevolezza. Che spinge a una rimodulazione della struttura dei tassi con l’obiettivo di limitare le giacenze di ammontare troppo elevato. Un fenomeno, già ampiamente riscontrato all’estero, dove addirittura si prevede l’applicazione di tassi negativi- il cliente quindi paga per affidare la custodia dei propri depositi agli intermediari creditizi.

Il primo istituto bancario a muoversi su questo fronte è stato nell’ultima parte del 2019 Unicredit. Con una comunicazione ai propri clienti più facoltosi della possibile applicazione di una commissione di Excess Liquidity dello 0,001%. Una misura, poi, realmente applicata alle società clienti con giacenze superiori ai 100mila euro.

Un esempio seguito da altre banche, anche se in taluni casi con modalità diverse. Si prenda il caso di Fineco, che, recentemente ha inviato alla propria clientela la proposta di modifica unilaterale delle condizioni di recesso, pur lasciando inalterate, invece, le condizioni economiche del conto. In base a tale modifica sarà possibile a questa banca, dalla seconda metà del prossimo mese di maggio, recedere dal contratto di conto corrente al verificarsi per almeno tre mesi di alcune condizioni.

Presenza sul conto di una giacenza media di liquidità pari o superiore a 100mila euro, assenza di qualsiasi forma di finanziamento, fatta eccezione per le carte di credito e assenza di qualsiasi forma di investimento in prodotti di risparmio gestito o amministrato.

Come si vede, in questo caso l’obiettivo è favorire la migrazione di liquidità inerte verso forme di impiego dei risparmi utili al rilancio dell’economia. E, sicuramente, più profittevoli per le commissioni applicate dall’intermediario creditizio che viene incaricato della relativa esecuzione.

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