Blitz della DDA di Palermo. 16 arresti e le regole della mafia

La DDA di Palermo ha disposto il fermo di 16 persone accusate di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco. Le regole della mafia.

L’indagine riguarda il mandamento mafioso di Tommaso Natale e, in particolare, le famiglie di Tommaso Natale, Partanna Mondello e ZEN – Pallavicino.

Regole della mafia

Tra gli indagati anche un capomafia storico: Giulio Caporrimo. Il boss, emerge sempre dall’inchiesta, contestava anche le decisioni assunte dai nuovi vertici del clan perché contrarie alle regole mafiose e a una delle regole principali dell’organizzazione: quella secondo la quale si è mafiosi fino alla morte e si mantiene il proprio incarico di vertice anche durante la detenzione.

In mezzo a questa vicenda a ci si trova pure Palumeri, asceso al vertice del clan dopo la riorganizzazione degli assetti mafiosi. E Caporrimo non lo ha mai riconosciuto come capo da quando è uscito dal carcere.

L’allontanamento da Palermo del capomafia ha confermato la piena operatività delle decisioni prese dalla nuova commissione provinciale.

Palumeri, portavoce e vice del boss Calogero Lo Piccolo, figlio dello storico padrino Salvatore Lo Piccolo, ha acquisito il titolo per imporsi sul suo rivale.

Cosa nostra, organizzazione disciplinata da regole precise, si è trovata davanti ad un bivio: accettare l’ organismo provinciale della commissione, oppure, rimettere in discussione tutto attraverso le persone più carismatiche nel tempo rimesse in libertà, come Caporrimo.


Caporrimo

Dopo aver trascorso un periodo di isolamento a Firenze, Caporrimo l’11 aprile del 2020 è tornato a Palermo riuscendo in poco tempo ad accentrare nuovamente su di sé i poteri.

Appoggiato dalla sua base mafiosa sul territorio tornato a Palermo ha dunque ripreso in mano le redini del mandamento.

In questa sorta di enclave, i vertici mafiosi, con in testa Cusimano, hanno tentato di essere referenti in grado di fornire aiuti in tempo di Covid.

Giuseppe Cusimano, infatti, presentandosi come punto di riferimento per le tante famiglie indigenti del quartiere, ha tentato di organizzare una distribuzione alimentare durante la prima fase di lockdown del 2020.

“Una circostanza, sottolineano gli investigatori, che dimostra come “Cosa nostra” sia sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”.

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