Dopo 13 ore di camera di consiglio, la Prima Corte d’Assise di Roma ha emesso la condanna all’ergastolo per Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, autori dell’omicidio del Vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega.
Il verdetto giunge dopo 50 udienze a cui mai è mancata, fra i banchi, Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere. La donna ha commentato in lacrime: “È stato un lungo e doloroso processo. Questo non mi riporterà Mario. Non lo riporterà in vita, non ci ridarà la nostra vita insieme. Oggi è stata messa la prima pietra per una giustizia nuova. L’integrità di Mario è stata dimostrata nonostante da morto abbia dovuto subire tante insinuazioni“.
La controparte, nelle parole del legale di Finnegan Lee Elder, invece: “Questa sentenza rappresenta una vergogna per l’Italia con dei giudici che non vogliono vedere quello che emerso durante le indagini e il processo. Non ho mai visto una cosa così indegna. Faremo appello: qui c’è un ragazzo di 19 anni che è stato aggredito. Abbiamo assistito al solito tandem Procure e Giudici“.
La vicenda: Roma Trastevere, 26 luglio 2019
La vicenda risale ad una notte di quasi due anni fa. Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth sono in cerca di droga nel quartiere romano di Trastevere. Rubano lo zaino del facilitatore dei pusher, Sergio Brugiatelli. Nasce una “trattativa” per la restituzione della borsa. Per recuperarla, ad un certo punto, intervengono Cerciello e il collega Andrea Varriale. L’episodio culmina con l’accoltellamento plurimo del vicebrigadiere.
La ricostruzione dell’accusa ha spiegato che “i Carabinieri si sono qualificati, hanno mostrato il tesserino ed erano in servizio: si sono avvicinati frontalmente, non alle spalle. Cerciello non è stato ammazzato con una coltellata, ma con 11 fendenti in meno di 30 secondi. La vittima non avuto il tempo di elaborare nessuna difesa attiva” e comunque “avrebbe potuto poco anche se fosse stato armato e non lo era”.
