Cinema: Gabriele Mainetti conquista tutti a Venezia con “Freaks Out”

Gabriele Mainetti c’è riuscito. Di nuovo. Presentato alla Mostra del Cinema il suo ultimo lavoro “Freaks Out” il film è tra i più belli presentati in questa edizione.

Il film, presentato in Concorso a Venezia 78, ci porta nella Roma occupata dai nazisti, e seguiamo il viaggio di un gruppo di strambi individui, dei circensi, interpretati da Aurora Giovinazzo, Giancarlo Martini, Claudio Santamaria e Pietro Castellitto, con poteri più o meno speciali. E se il gruppo dei protagonisti non può lasciare indifferenti, a colpire è anche il villain, ovvero un gerarca nazista interpretato da un incredibile Franz Rogowski.

Matilde, Cencio, Fulvio e Mario vivono come fratelli nel circo di Israel. Quando quest’ultimo scompare misteriosamente, forse in fuga o forse catturato dai nazisti, i quattro “fenomeni da baraccone” restano soli nella città occupata. Qualcuno però ha messo gli occhi su di loro, con un piano che potrebbe cambiare i loro destini e il corso della Storia. Freaks Out è un grande film fantastico degli anni ‘80 fatto oggi, che intrattiene tantissimo con risate, dolcezza, sesso, sangue, paura ed esaltazione. Mescola tutto quello che i film sono capaci di realizzare in modo che ogni componente stemperi l’altra, in modo che la paura stemperi la commedia, il sesso stemperi la violenza e si raggiunga un equilibrio stranamente naturale. Come la vita vera.

Dentro questo film batte la medesima idea di mondo e genere di Lo chiamavano Jeeg Robot: eroi non si nasce ma si diventa, ci vuole una vita con le sue difficoltà per maturare l’eroismo. 

Gabriele Mainetti in mattinata ha dichiarato: “Freaks Out nasce da una sfida: ambientare sullo sfondo della pagina più cupa del Novecento un film che fosse insieme un racconto d’avventura, un romanzo di formazione e, non ultima, una riflessione sulla diversità. Per farlo ci siamo avvicinati alla Roma occupata del 1943 con emozione e rispetto, ma allo stesso tempo abbiamo dato libero sfogo alla fantasia: sono nati così i nostri quattro freak, individui unici e irripetibili, protagonisti di una Storia più grande di loro“. 

Il film, anche a causa della pandemia, non è stato facile girarlo e soprattutto finirlo. Il regista ha così raccontato: “Al cinema mi voglio emozionare e questo film è stata una sfida. Doveva essere sia un un racconto d’avventura, sia un romanzo di formazione e anche una riflessione sulla diversità. Ma per fare un film così bisogna oliare gli ingranaggi dato che per anni in Italia non si sono girate pellicole del genere. Chiaramente sul set ci sono stati momenti molto difficili. Per ricaricare le armi ci volevano 10 minuti e servivano più macchine da presa.

Sapevate che sul set de Lo Hobbit ogni volta che Peter Jackson diceva stop passavano 45 minuti tra un ciak e l’altro? Di influenze in Freaks Out ce ne sono molte. Tarantino ha reinventato la storia, lui rende unico e spettacolare un evento. La Marvel? fino a un certo punto, non credo che ogni super potere è sempre e comunque avvicinabile al mondo Marvel. Qui c’è più il western, del resto amo alla follia il cinema di Sergio Leone“.

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