La Procura di Torre Annunziata (Napoli) ha emesso un decreto di sequestro di beni del valore di circa 170mila euro verso due donne. Si tratta della moglie e della suocera di un affiliato al clan Gionta. Per diversi anni avrebbero percepito il vitalizio destinato alle famiglie delle vittime della criminalità organizzata.
Tutto è cominciato il 26 agosto 1984, durante la strage di Sant’Alessandro. A bordo di un autobus turistico, davanti al circolo dei pescatori a Torre Annunziata, un gruppo ha aperto il fuoco uccidendo otto persone e ne ferì sette. Dopo diciotto anni, la moglie e la figlia di una delle vittime, riuscì ad ottenere il vitalizio.
Tuttavia, la donna non poteva beneficiare dell’assegno perché moglie di uno del clan Gionta. L’uomo, si trova nel carcere di Secondigliano per diversi reati dal 2017. La coppia era sposata dal 1999, ma per continuare a beneficiare del vitalizio, la donna non ha mai denunciato il matrimonio. La farsa è durata fino al 2009, quando è stato chiesto alle due donne di aggiornare le proprie informazioni sulla situazione familiare.
Le due, si sono ben guardate dal dire la verità, arrivando a simulare una separazione consensuale tra i coniugi omologata nel 2010. Separazione che poi attraverso delle indagini è risultata falsa. Inoltre, la donna ha continuato ad avere i colloqui in carcere con il marito e nel 2017 hanno avuto una figlia.