Come e cosa potrebbe cambiare l’Italia da domenica 15

Secondo fonti qualificate del Governo la posizione sul DPCM della scorsa settimana sarebbe chiara: “non si tocca, rimane com’è perché sta funzionando”. Le stesse fonti di conseguenza escludono per ora “nuove misure di carattere nazionale”.

Oggi l’arrivo dei nuovi dati dalle Regioni, domani l’elaborazione e venerdì la procedura di valutazione. La scelta resterebbe quella di lasciare che siano le ordinanze del Ministro della Salute Roberto Speranza a imporre nuove strette nelle Regioni dove i dati del contagio siano peggiorati. Quanto alla possibilità di misure più restrittive, ad esempio sull’apertura dei negozi nel weekend, la decisione sarebbe rinviata alle ordinanze delle Regioni, che possono sempre adottare misure più rigorose di quelle nazionali del Governo.

Soprattutto per Napoli sarà varato il rafforzamento della presenza di Esercito e Protezione Civile. Oggi nuovo vertice tra Conte, Gualtieri e i capi delegazione di maggioranza sulla manovra e le misure economiche per l’emergenza Covid-19. A quasi 11 mesi dall’inizio della pandemia l’Italia ha superato il milione di casi.Ieri in 24 ore riportati altri 33 mila contagi e 623 decessi. Il rapporto positivi-test cala ancora, al 14,6%. Sarà il commissario per l’emergenza Arcuri il responsabile del piano operativo per la distribuzione del vaccino in Italia.

Il Governo, in questi giorni,  sta studiando, tuttavia,  un piano di nuovi interventi territoriali restrittivi e richiesti  con forza dall’Ordine dei Medici Chirurghi e dagli esperti del Comitato Tecnico Scientifico, preoccupati della tenuta dell’intero sistema sanitario nazionale giunto allo stremo delle proprie forze a causa dell’epidemia causata dal Coronavirus.

La richiesta rivolta al Premier Conte è relativa all’adozione di misure ulteriormente restrittive in tutto il paese per mettere un freno alla diffusione del virus e allentare l’incessante pressione dei ricoveri sul sistema sanitario e combattere,  al tempo stesso, comportamenti impropri da parte di  cittadini che non rispettano le regole del DPCM.

Il piano al vaglio del Governo pertanto sarebbe  di porre ulteriori limitazioni, ma senza cancellare, smentire o modificare il meccanismo delle tre fasce di rischio introdotto con i tre colori dall’ultimo DPCM.

L’obiettivo non è quello di agire con un altro DPCM quanto, piuttosto, responsabilizzando il Ministro della Salute e le Autorità Locali, adottare  provvedimenti ulteriormente restrittivi che non abbiano, però, gli effetti sull’economia nazionale che avrebbe il  lockdown generale.
Si pensa a misure che siano efficienti nell’azione di contenimento del virus in luoghi mirati e dove sia stato dimostrato che, a causa del comportamento non conforme alle disposizioni ministeriali di taluni cittadini, il rischio di ulteriori contagi sia  divenuto molto elevato.

Il Governo vuole  arrivare  al weekend di metà novembre con l’Italia “semi chiusa”,  attraverso una serie di ordinanze mirate da parte del Ministro della Salute, dei Presidenti delle Regioni,  dei Prefetti e dei Sindaci.

Probabilmente si tratterà quindi di un lockdown cosiddetto “leggero” che lasci aperte le imprese, le fabbriche e le attività professionali, ma che confermi la chiusura dei bar, pasticcerie, gelaterie  e ristoranti insieme ai musei, cinema, teatri e centri sportivi su tutto il territorio nazionale.

Si sa ancora poco sul tema scuole. Alcuni Ministri e alcuni Presidenti di Regione vorrebbero sospendere le lezioni in presenza anche nel primo ciclo, mentre la Ministra dell ‘Istruzione Lucia Azzolina resta inamovibile è ferma sulla sua posizione di sempre, ovvero, come ha detto lei stessa  “categoricamente contraria”.

I primi a pagare la stretta imminente saranno, quindi, proprio quelle tipologie di negozi che avevano ottenuto una deroga nelle zone rosse, come ad esempio i parrucchieri.

Da quel poco che trapela rimarrebbero aperti solo ed esclusivamente i negozi di alimentari, le farmacie, le parafarmacie, le edicole e i tabaccai.

Come dicevamo si tratta di informazioni non confermate e non ufficiali, ma molto vicine alla realtà. Il tutto dovrà accadere entro il 15 novembre, la data indicata dagli esperti del CTS.

Per domenica il Governo deve, infatti, essere certo che almeno i tre quarti delle regioni siano in fascia arancione o rossa e che nei vari territori vengano applicati o i parametri contenuti nel Dpcm del 3 novembre o vengano integrati dai nuovi provvedimenti che saranno disposti dalle apposite ordinanze degli  Enti Locali.

Da qui la pressione che il Oresidente del Consiglio insieme  ai Ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia, sta esercitando sui Presidenti delle Regioni e sui Sindaci, perché facciano scattare le ulteriori misure restrittive: dal minilockdown totale nei Comuni in cui sono esplosi i focolai, alla chiusura di strade, piazze e vie cittadine in cui avviene lo “struscio” ad alto tasso di assembramento e ovviamente lasciando il passaggio libero solo ai residenti.

“Entro novembre va messo in sicurezza tutto” ha avvertito Boccia in una delle tante call, come riporta il Corriere della Sera. “Ogni intervento necessario deve essere fatto su scala territoriale”.

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