Sotto la lente di ingrandimento la nuova variante di Sars Cov 2, denominata Pirola. Per ora, stando alle affermazioni dei ricercatori italiani, nulla di preoccupante.
Lo afferma, intervistato da Adnkronos, Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica Medica ed Epidemiologica della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma: “Attualmente non desta particolari preoccupazioni, ma serve attenzione, considerate le sue caratteristiche e le molte mutazioni. Questa variante è stata posta sotto l’attenzione dall’Organizzazione mondiale della sanità, perché era stata trovata in differenti Stati, senza però che ci fosse un nesso epidemiologico. In ogni nazione in cui è stata isolata – e a sabato erano 10 Paesi, quindi molto pochi – sembra essere a se stante“, ricorda Ciccozzi. “Abbiamo analizzato le mutazioni – conclude Ciccozzi – e abbiamo osservato che, in effetti, ne ha tantissime, di cui due più interessanti. Una è uguale alla stessa mutazione che aveva la famosa variante Delta, che ormai non esiste più, e l’altra che è una mutazione tipica del ceppo di Wuhan“.
Al momento nulla lascia pensare che la variante Pirola causi malattie più gravi e al momento non risultano decessi legati alla stessa.
I sintomi tipici di Covid includono febbre alta, tosse, raffreddore e perdita del senso del gusto o dell’olfatto. “Il potenziale impatto delle mutazioni Ba.2.86 non è noto al momento, siamo in una fase di attenta valutazione“, afferma l’Oms, che ribadisce il suo appello a una migliore sorveglianza.
Preoccupato, invece, lo scienziato statunitense Eric Topol responsabile dello Scripps Research Translational Institute in California, che ha affidato a X le sue considerazioni sulla nuova variante Pirola: “Più vediamo diffondersi la variante ipermutata Ba.2.86, ad ora presente in 6 Paesi e in circa il 2% delle acque reflue in una regione svizzera, più sembra preoccupante, soprattutto in un momento in cui la sorveglianza è diminuita: non è destinata a svanire“.
(foto da Pixabay)