Dall’Europa due segnali importanti per gli NPL

Si moltiplicano i segnali di attenzione verso i sistemi bancari dell’Unione Europea, messi a dura prova dalle conseguenze legate al diffondersi della pandemia da Covid’19.

La scorsa settimana il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) ha approvato un documento nel quale si richiede, al Parlamento e alla Commissione UE, una revisione delle norme sui crediti deteriorati, in particolare per i cosiddetti Non Performing Loans (NPL).

Una presa di posizione importante, sia per la dimensione del mercato degli NPL: solo in Italia il totale dei crediti deteriorati comprensivo anche dei crediti in sofferenza e dei crediti di dubbia esitabilità – UTP ammontava a fine 2019 a 324 miliardi di euro con una previsione di ulteriore incremento nel biennio ’20- ’21 per toccare quota 385 miliardi di euro; sia per le attuali condizioni a cui le banche sono costrette a cedere questi crediti secondo un calendario rigido. Con minusvalenze significative rispetto, non solo al valore originario di libro dei crediti, ma anche al possibile valore di realizzo in presenza di condizioni temporali meno cogenti.

L’altro segnale è dato dalla proposta di Andrea Enria, già Presidente dell’European Banking Authority (EBA) e attualmente Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Banca Centrale Europea, di costituire una bad bank europea o di pervenire a un sistema europeo di bad bak in grado di acquistare dalle banche i crediti a rischio e di smaltirli in modo graduale. Una strada, già in parte, percorsa negli Stati Uniti d’America all’indomani del fallimento di Lehman Brothers con esiti sicuramente positivi per quel sistema bancario. Una proposta, inoltre, che presenta il non indifferente vantaggio di potersi attuare senza toccare il delicato tema dei trasferimenti tra Paesi dell’UE, notoriamente indigesto ad alcuni di essi.

Due segnali importanti, in prospettiva, non solo per contribuire ad alleggerire la pesantezza e la rigidità dei bilanci delle banche europee, ma anche per consentire loro  di avere più risorse disponibili per le famiglie e le imprese, nel segno della resilienza e del rilancio dei sistemi economici nazionali ed europei.

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