“La mia visione è quella di uno Strumento Militare sinergico nelle sue componenti, agile nelle decisioni, efficace nei possibili scenari di impiego, proiettabile in ruoli di leadership nel sistema di alleanze e coalizioni e credibile strumento di difesa e sicurezza”. Così il Ministro Crosetto alla Commissioni riunite sulle linee programmatiche, oggi.
Crosetto parla di una “trasformazione storica” in materia in cui “alla luce dei necessari mutamenti dello Strumento Militare, dovrà corrispondere parimenti un rinnovamento dell’impianto normativo e istituzionale che sottende a tale apparato di sicurezza”. Tutto in 5 obiettivi.
Primo: sinergia delle componenti
“In linea con l’evoluzione dottrinale della NATO che vede nel concetto di Multi-Domain Operations (MDO) il futuro della capacità di riposta dell’Alleanza”, una formazione del personale altrettando integrata, orientata alla comprensione di un “ambiente multidominio”, l’integrazione e “l’evoluzione in chiave interforze” intesa sl piano ordinativo, logistico, tecnologico e normativo.
Secondo: sviluppo capacitivo ed efficacia d’impiego
In particolare “la capacità autonoma di costruire sistemi a controllo remoto unitamente ai sistemi di difesa anti-droni, la possibilità di dotarsi di una propria e capacità cyber (sia offensiva che difensiva), il mantenimento di un sistema industriale aerospaziale in grado di garantire la possibilità di esprimere capacità militari in una frontiera così avanzata, lo sviluppo di sistemi e operazioni militari basati sull’impiego estensivo dell’Intelligenza Artificiale e delle nuove frontiere di calcolo“. Come ottenere tale obiettivo? Da una parte con la certezza e la stabilità dei finanziamenti secondo un “nuovo modello” ovvero una “legge triennale sull’Investimento”, dall’altra con l’autonomia strategica nella ricerca scientifica e tecnologica.
Terzo: rapidità dei processi decisionali
Non solo ridurre i tempi di reazione in caso di un evento di pericolo, ma anticipare le mosse dell’avversario ovvero dotare la Difesa degli strumenti atti a maturare un vantaggio competitivo rispetto alle possibili minacce. Per farlo, avvicinare le decisioni ai centri dove risiedono le competenze quindi revisionare il modello gerarchico della Difesa, guadagnando e mantenendo un vantaggio cognitivo, attraverso una supremazia informativa predittiva. Le linee d’azione? Nuove metodologie di pensiero e di lavoro che perseguono la multidisciplinarietà anche attraverso la creazione di ambienti di lavoro condivisi e aperti alla contaminazione di conoscenze e competenze esterne al perimetro della Difesa.
Quarto: integrazione e leadership nei meccanismi di alleanza, coalizione e nei rapporti bilaterali
Si chiarisce il futuro ruolo della Difesa italiana, che “non può limitarsi meramente a quello di ‘troops contributing nation’ (nazione contributrice di truppe)”. “Deve aumentare la nostra rilevanza e la capacità autonoma di influenzare processi e operazioni in ambito internazionale”, spiega Crosetto facendo riferimento ad azioni su due piani: politico-militare ed operativo. Da un parte quindi essere sempre più presenti nei tavoli internazionali, dall’altra crescere nelle risorse (umane), negli ambiti di intervento, nell’operatività delle operazioni militari, siano esse in seno all’Alleanza, in una coalizione o frutto di accordi bilaterali. Qui fa riferimento ad un intervento a valle, sulla costruzione della Delibera Missioni.
Quinto: credibilità
Ultimo, ma non ultimo: obiettivo credibilità. Come? Migliorando e monitorando la performance addestrativa del personale, raggiungendo e mantenendo l’equilibrio delle consistenze organiche necessarie per assicurare i compiti istituzionali, tutelando e valorizzando il personale. Per questi ultimi pronti: riforma del sistema pensionistico, con “previdenza dedicata”; conseguimento di una piena equi-ordinazione in ambito Comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico; valorizzazione delle precipue funzioni, mediante la previsione di apposita tutela legale del militare; miglioramento dei processi e gestione delle risorse umane.
Ancora per la credibilità, l’integrazione del welfare state del personale del Comparto Difesa e la capacità dello Strumento Militare di promuovere e perseguire con convinzione i più alti obiettivi sociali per essere punto di riferimento e modello di cittadini e Territori. Infine lo sviluppo e la diffusione di una Cultura della Difesa. “In questo rinnovato contesto dovrà cambiare la percezione dello Strumento Militare nazionale: da ‘efficiente e apprezzato in tutto il mondo, ma costoso’ a ‘efficace e apprezzato in tutto il mondo, utile alla tutela degli interessi nazionali quale strumento di politica estera nonché formidabile volano di crescita per il Paese'”
La visione di Crosetto, in sintesi, è il Sistema Difesa. “Una vera e propria rivoluzione filosofica che il Dicastero della Difesa in primis dovrà compiere al fine di adempiere al proprio mandato istituzionale. Le Forze Armate dovranno effettivamente diventare nel più breve tempo possibile un unicum realmente integrato, interoperabile, complementare e armonizzato per meglio conseguire gli effetti strategici desiderati nell’ambiente fisico, in quello cognitivo e, infine, quello virtuale. L’industria della Difesa dovrà diventare una leva ad alto contenuto tecnologico che possa abilitare le Forze Armate ad operare in modo predittivo in tutti i futuri scenari di crisi”, conclude.