Eitan: anche la nonna iscritta nel registro indagati. Brutte notizie da Israele

Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati per sequestro di persona e rapimento di Shmuel Peleg, nonno del piccolo Eitan unico sopravvissuto alla strage della funivia di Mottarone, la Procura di Pavia ha deciso di iscrivere anche la nonna del piccolo ed ex moglie di Peleg.


Etty Peleg, che nella tragedia ha perso la figlia, sarebbe stata in Italia assieme all’ex marito almeno nei giorni precedenti al presunto rapimento. Il ruolo della donna, dunque, nell’inchiesta della Procura di Pavia per sequestro di persona, aggravato dal fatto che la vittima è un minorenne, è da verificare.

Il piccolo Eitan dopo la sciagura era stato affidato alla zia paterna Aya Biran Nirko e al marito Or Nirko. Dopo un incontro organizzato per dare la possibilità al nonno di poter vedere il piccolo, all’orario in cui Eitan doveva essere riportato a casa l’uomo è risultato irraggiungibile.

Poco dopo la denuncia fatta dagli zii ai Carabinieri di Pavia, si è scoperto che il piccolo Eitan era stato portato in Israele dai parenti materni con un volo privato partito da Lugano. “La famiglia Peleg tiene Eitan come un detenuto in una prigione di Hamas“, accusa in un’intervista a N12 da Or Nirko, zio del piccolo. “Tengono il bambino – ha denunciato lo zio – come vengono tenuti i soldati israeliani nelle prigioni di Hamas“.

Anche il nostro Ministro degli Esteri Di Maio aveva dichiarato ieri che avrebbe fatto partire un’indagine per capire come poi l’Italia si sarebbe potuta muovere. Ma nelle ultime ore, oltre l’iscrizione delle nonna nel registro degli indagati, arriva la comunicazione del Ministro degli Esteri israeliano che ha dichiarato: “Non è di nostra competenza“.

Le autorità israeliane prendono le distanze dalla vicenda del piccolo Eitan; smentiscono la ricostruzione dell’emittente Channel 12 fatta ieri, secondo la quale il Ministero degli Esteri e quello della Giustizia avevano espresso il parere legale che il bambino venisse riportato in Italia e restituito al tutore legale. Lo riporta il Jerusalem Post, riferendo che entrambi i ministeri negano la circostanza. Un portavoce del ministero degli Esteri ha invece riferito al Jerusalem Post che, pur essendo le autorità israeliane informate della vicenda, il caso non riveste aspetti diplomatici o politici e quindi non rientra tra le loro competenze.

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