TEATRO – “Eleganzissima”: gioia e silenzi con Drusilla Foer

Se dovessimo descriverlo metaforicamente potremmo parlare di una serata alle giostre: divertimento, emozioni, leggerezza e brividi. Un pochino di nostalgia a tornare a casa e un dose di zucchero in tasca. Questo resta dell’esperienza “EleganZissima” di Drusilla Foer, ancora in tour in tutta Italia.

Il sipario si apre, brilla il più classico degli occhi di bue e appare lei: Madame Foer. Sarà sul palco per più di due ore di spettacolo, in due abiti scintillanti più che mai, prima nero poi argento, e poi a poco a poco tre maestri: al pianoforte a coda su cui Drusilla ama stendersi, un sassofono con cui la protagonista chiacchiera che appare nel buio, più avanti clarinetto, e una chitarra flamenca. A dar loro voce tre maestri: Loris Di Leo, Nico Gori, Franco Godi.

Superchic: capelli color della luna e gin tonic su pianoforte a coda

L’essenza dello spettacolo è Drusilla: ‘ganza’ ed elegante… eleganzissima. Affiancata dal suo fedele gin  – “felicità liquida” – tonic che sorseggia fra un brano e l’altro. Protagonista vero il racconto di una vita straordinaria, ordinata in quadri: l’infanzia cubana e la nonna napoletana, gli incontri in giro per l’Europa e l’amore vero, quello unico.

Come finestre questi monologhi squarciano il teatro e – magia delle magie – chiudono il pubblico in un silenzio sublime in cui il dialogo diventa uno a uno: Drusilla tocca il cuore di ogni spettatore perché autentica al 100%. In questa connessione pennella scene di vita di grande poesia che si finiscono per vedere: i genitori che ballano il tango stretti stretti nella Cuba teatro dell’infanzia, un uomo che ha perso l’amore e la ragione e scarta cioccolatini in un negozio di Bruxelles, un pied-à-terre dedito al vintage nella caleidoscopica New York degli Anni Settanta e poi l’alto, il massimo, il momento di raccontare il grande amore.

E poi Hervè…

Drusilla parla commossa di Hervè Foer, suo marito, amor perduto. Per raccontarlo viene avanti e lascia il pubblico assistere a un colloquio immaginario con colui che, spiega, “ha dato un tetto” ai suoi sentimenti. Poi si perde letteralmente in un’interpretazione più che intimista di “Almeno tu nell’universo” dell’indimenticata Martini. Torna il silenzio, lungo lunghissimo.

Tutto il resto è gioia e musica: swing, jazz, pseudoperetta, flamenco e salsa. Ritmi che cuciono insieme il racconto di una vita e un viaggio nel Mondo: da Cuba a New York, da Bruxelles a Napoli. Dentro una vita straordinaria che ha desiderio di lasciare una parola in più: grazie. In conclusione, Drusilla dice grazie alla fine, alla volontà, all’ascolto, all’amore, al sesso, al sorriso “la curva più bella e più importante del nostro corpo”.

Infine, ancora due brani perché il pubblico lo vuole, e la chiusura nelle parole non parole di Fosco Maraini. Ancora silenzio, applausi e poi sipario.

 

 

Condividi
Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it