Non cessa, anzi, si rafforza l’allarme per la curva dell’emergenza demografica del nostro Paese, che secondo le ultime valutazioni dell’ISTAT, sembra orientato verso un futuro decisamente preoccupante. Infatti, da qui alla metà di questo secolo, sono previsti un calo complessivo della popolazione di circa di 5 milioni di unità, nonostante il contributo positivo dei flussi migratori, un progressivo invecchiamento della popolazione, caratterizzato da un ridimensionamento della quota dei giovani sotto i 30 anni e da un raddoppio della quota degli “over 90”.
All’origine di questa negativa evoluzione demografica il persistente calo delle nascite, che potrebbero scendere, sempre a metà di questo secolo, al di sotto della soglia annuale delle 300mila unità.
Per contrastare questa tendenza, dopo l’entrata in vigore dallo scorso marzo dell’assegno unico universale, modulato in base all’ISEE e spettante per ciascun figlio a carico al di sotto dei 21 anni, l’introduzione del bonus nido, delle detrazioni fiscali per spese legate ai figli in campo sanitario scolastico, sportivo e dei trasporti, ora, dalla scorsa settimana è scattato il percorso normativo del Family Act, che dovrebbe rivisitare in modo sistematico l’intera materia delle provvidenze familiari.
Saranno, infatti, cinque gli ambiti di intervento di questo apparato normativo, la cui realizzazione è prevista in due anni: dalle misure di sostegno all’educazione dei figli, alle altre legate all’estensione e al riordino della materia dei congedi parentali di paternità e maternità; dagli incentivi del lavoro femminile e alla conciliazione lavoro – vita, alle misure per favorire l’autonomia finanziaria dei figli e, infine, alle misure di sostegno delle responsabilità familiari.
Non è stato, invece, previsto il rifinanziamento del capitolo di spesa intitolato al “voucher baby sitter”, che, durante la pandemia, ha permesso a 720mila genitori di sostenere l’onere per avvalersi della collaborazione di oltre mezzo milione di lavoratori domestici.
In definitiva, il Family Act italiano si avvarrà di un pacchetto di misure articolate, che, una volta varate e finanziate nella loro completezza, so spera potranno, da un lato favorire concretamente la ripresa consistente del tasso di natalità per invertire la pericolosa tendenza demografica, cui prima si accennava; dall’altro promuovere l’autonomia finanziaria dei giovani e, quindi, contrastare efficacemente il preoccupante fenomeno della loro quota, attualmente pari ad oltre il 23%, che tra i 15 e i 29 anni non studia e non risulta impegnata in attività lavorative.