Gli italiani si apprestano a rinunciare ai beni non essenziali

Per far fronte agli aumenti delle utenze domestiche, otto italiani su 10 dimezzeranno il budget destinato alle voci di spesa non essenziali, in particolare consumi in ristoranti e bar, viaggi e abbigliamento. Allo stesso tempo, quasi un italiano su due valuta di fare scorte dei beni primari – in particolare quelli alimentari – per paura di un boom dei prezzi o di un’interruzione delle forniture. È quanto emerge da un sondaggio condotto da IPSOS per Confesercenti su un campione di consumatori.

Il  91% degli italiani adotterà strategie di risparmio,  tagliando fino al 55% del budget previsto per le altre spese, quota che sale al 59% nelle regioni del Sud e delle Isole. I risparmi su beni non essenziali riguardano soprattutto cene e pranzi fuori, moda e persino il rito del caffè. In cima alla classifica della revisione di spesa ci sono infatti le consumazioni nei ristoranti, indicate come voce da tagliare dal 67%. Seguono abbigliamento e accessori (53%) e Bar (49%).

Soffre anche il turismo: il 47% indica la volontà di ridurre il budget per le vacanze, mentre un ulteriore 37% taglierà anche i viaggi brevi, con meno di due pernottamenti fuori casa. Inevitabilmente, la scure della spending review cala anche su attività di intrattenimento (spettacoli, musica, videogiochi, ‘tagliati’ dal 47%), acquisti di tecnologia (38%) e spostamenti con mezzi privati (35%).

In aggiunta, quasi un italiano su due (il 49% in media, con punte del 57% al sud) sta valutando di organizzzare raccolta di beni primari, soprattutto pasta e riso, indicati dal 66% di chi valuta scorte, ma anche prodotti in scatola (48%), legumi (41%), acqua e bevande (36%), surgelati (28%) e medicine (26%). L’accaparramento è frutto del timore di un forte aumento dei prezzi in arrivo sull’onda del conflitto russo-ucraino (61%) o addirittura di un’interruzione delle forniture (39%).

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