Lockdown inutile, vaccinazioni a rilento, Paese in piazza, ma Draghi rassicura

Emerge un quadro preoccupante dall’attuale situazione che il Governo si trova a dover gestire con lacune a falle,  sotto gli occhi di tutti, nel sistema dell’emergenza e nella vita sociale. In una conferenza stampa, oggi il Premier Mario Draghi, ha fatto riferimento alle lacune ed alle  falle che non erano evidenti all’inizio della pandemia, un anno fa, trattandosi di un evento del tutto nuovo e inatteso, ma che divengono evidenti man mano che i processi di sostegno economico e di lotta al virus progrediscono. II Premier Mario Draghi ha toccato vari punti dell’emergenza sanitaria e di quella economica ed  ha richiamato tutti i cittadini al senso di responsabilità nei confronti del prossimo, dei comportamenti e della  fiducia nei confronti della scienza e del piano vaccinale che, secondo Draghi,  sta procedendo come nelle previsioni.

La campagna vaccinale, tuttavia, non funziona come dovrebbe

Dopo 100 giorni di campagna vaccinale in Italia ci sono solo 3 milioni e mezzo di immunizzati  pari al 6,8% della popolazione over 16. Secondo il Report settimanale del Commissariato all’Emergenza, tra gli ultrasettantenni solo l’11% ha ricevuto la prima dose e solo l’1,87% anche il richiamo. Il Governo pressa le Regioni affinchè  aumentino il ritmo delle somministrazioni, vistosamente  rallentate nel weekend pasquale, come era ovvio prevedere.  Solo 92mila dosi inoculate: inutile sottolinearlo siamo molto lontani dall’obiettivo delle 500mila sul quale si sente ancora di insistere il Generale Figliuolo. Nella migliore delle ipotesi si viaggia ad una media più realistica di 250 mila dosi al giorno, il che vuol dire che, qualora si mantenesse questa media, tutt’altro che scontata perchè in funzione  del numero di dosi che ci verranno consegnate,  avremo finito di vaccinare l’intera popolazione non prima del mese di dicembre del 2021.

Sino al al 2 aprile 2021, sempre secondo il dettagliato Report del Commissario per l’Emergenza nominato dal Governo, risultava vaccinato, con una sola dose,  il 68% del personale della scuola, ma solo lo 0,59% con la seconda dose. L’unico risultato quasi pienamente raggiunto è quello relativo all’immunizzazione  con due dosi del 76% del personale sanitario – tra il quale il tasso di contagio è passato dal 6,7% all’1%  e del  72% degli ospiti delle Rsa, falcidiati dalla prima ondata,  ma tra i quali ,grazie ai vaccini, sono dominuite drasticamente le infezioni, i ricoveri in ospedale e i decessi.

Tuttavia, per correttezza va precisato che durante la conferenza stampa di oggi il Presidente del Consiglio dei Ministri di è detto convinto che il piano vaccinale nei prossimi mesi garantirà la possibiità di aver vaccinato oltre l’80% delle categorie a rischio e che questo dato consentirà, unitamente alla dimunuzione dei nuovi contagi ad una possibile riapertura delle attività. “E’ meglio e più sicuro aver vaccinato l”80% delle categorie più a rischio e il 20% degli altri, piuttosto che il contrario, perchè solo così potremo pensare alle riaperture in sicurezza.”

Il misterioso caso del vaccino AstraZeneca

Dopo un tira e molla che si trascina da dicembre, ovvero da quando è iniziata la campagna vaccinale, sul caso Astrazeneca ancora oggi non ci sono indicazioni certe e sicure sugli effetti del vaccino. All’inizio, infatti, è stato  limitato a chi aveva meno di 55 anni, successivamente è stato messo a disposizione di tutte le generazioni di età; poi è stato bloccato perchè ritenuto responsabile di alcuni decessi ed effetti devastanti sul sistema neuro-cardio-vascolare; successivamente , invece, è stato sbloccato perchè ritenuto innocuo e consgliato a tutte le fasce di età.Ma è una storia senza fine perchè, ultimamente, le Autorità  ne consigliano la somministrazione solo agli over 60 e si avverte  che color che hanno fatto la prima dose, ovvero tutte le categorie  a rischio, devono fare anche la seconda, perchè sarebbe pericoloso usufruire di una seconda dose utilizzando un vaccino diverso.

Ma non basta. Astrazeneca annuncia un nuovo ritardo nella consegna delle dosi e le prenotazioni fissate fino a maggio sono da rinviare o da cancellare. Dunque,  occorre gestire i richiami per almeno 2 milioni e 300mila italiani e  ci sono le fasce d’età da rivedere.  Nel frattempo, in tutta questa confusione, le Autorità ribadiscono la volontà di vaccinare con 500 mila dosi al giorno.  Il che sarebbe una fortuna, se non fosse che le dosi di vaccini disponibili sino ad oggi hanno consentito la vaccinazione di circa il 15% della popolazione, poco più di 8 milioni di persone. Inoltre, dagli Stati Uniti giungono notizie che il vaccino Astrazeneca non verrà mai utilizzato e dalla Germania comunicano che, viceversa,  stanno andando avanti le trattative per l’acquisto del russo Sputnik  sull quale, dicono gli esperti, mancano ancora dati sufficienti per autorizzarne la sommnitsrazione. Invece, di AstraZeneca, verrebbe da rispondere, trapelano  solo dettagli sbagliati che sono stati smentiti e cambiati di continuo.

Perchè c’è il rischio che manchino i vaccini?

Mancano i vaccini perchè non li produciamo, ma anche  perchè non abbiamo soldi a sufficienza per acquistarli. Mancano anche perchè sebbene alcuni esperti,  nel marzo 2020, predissero alle Autorità competenti di iniziare la negoziazione per  l’acquisto di vaccini, perchè questi e solo questi,   sarebbero stati  l’unica soluzione rapida ed efficacepiù immediata  per combattere il virus, il loro consiglio venne ignorato. Passa l’estate del “liberi tutti” e siamo arrivati a proporci per l’acquisto solo quando siamo stati colti dal panico da ciò che tutti gli esperti inascoltati avevano predetto, cioè l’irruzione  della seconda ondata, ovvero nel mese di ottobre/novembre del 2020. Il perchè si è perso tempo si stenta a capirlo: probabilmente non vi era certezza dei fondi che sarebbero stati stanziati dall’Europa e tanto meno v’era certezza che le risorse interne fossero sufficienti ad impegnarsi sul fronte degli acquisti. A queste motivazioni si aggiunge anche il fatto che la politica era distratta e più impegnata a creare le condizioni per aprire una crisi di Governo, piuttosto che pensare a come fronteggiare e sostenere la battaglia contro la pandemia e la crisi economica.

Il Presidente del Consiglio, tuttavia, oggi nella conferenza stampa svolta a Palazzo Chigi con il dottor Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, ha detto che, paradossalmente, se le dosi di vaccini verranno regolarmente consegnate come vogliono gli accordi stipulati attraverso l’U.E., si potrebbe verificare che nei prossimi mesi,  per quanto riguarda il vaccino di Astrazeneca, le dosi disponibili in Italia eccedano dalle reali esigenze e quindi, secondo il Premier, non esiste un problema legato alla mancanza di vaccini.

In attesa del cambio di passo del Governo

Così siamo riusciti a cambiare in parte il Governo in carica, ma in un momento drammatico, perchè avvenuto durante la fase acuta della seconda ondata. Giustamente il Capo dello Stato ha scelto come Premier  l’unico personaggio  che avesse un tale credito in Europa, da poterci essere di aiuto nelle negoziazioni di qualunque cosa servisse al  nostro paese per  contrastare la crisi economica, sociale e sanitaria in atto. Ma Mario Draghi è certamente un’eccellenza italiana dell’alta finanza, ma di certo  non può fare miracoli e dopo il successo di Giuseppe Conte, riuscito non si sa come a portare in casa Italia i soldi assegnati dall’Europa, a Draghi ora spetta il compito di incassarli e di distribuirli nel migiore dei modi.

Ma, in tutto questo, il Premier, pur tenendo sotto stretto controllo l’economia,  deve in primis garantire agli italiani il superamento dell’emergenza sanitaria. Il motivo è semplice: senza buona salute non c’è la possibilità di lavorare e senza lavoro non si ottengono le risorse necessarie per vivere e come si dice è un cane che si morde la coda. L’emergenza sanitaria innesca l’emergenza economica e l’emergenza economica rialimenta, a sua volta, quella sanitaria. Se ci si ammala e mancano i soldi  per comprare gli antidoti, si muore, ma se mancano i soldi, si muore anche se non ci si ammala, perchè la disperazione e il panico prendono il posto della ragione e possono far compiere gesti estremi.

Paghiamo oggi gli errori del passato

Riassumendo: scarseggiano le dosi di vaccini disponibili, mancano attualmente  i soldi per comprarne un numero sufficiente a vaccinare l’intera popolazione; non abbiamo capito sin dai primi giorni dell’esplosione pandemica che sarebbe stato necessario negoziare subito l’acquisto  di vaccini sufficienti almeno per le prime dosi; non abbiamo capito nel passato che sarebbe stato necessario investire sulla ricerca e favorire lo sviluppo di aziende in grado di produrre i vaccini inhouse, evitandoci di dover dipendere dagli altri; i precedenti Governi, forse non potendo avere alternativa per via di un debito pubblico crescente,  hanno sempre fatto tagli sulla sanità e sulla scuola, come se fossero i settori meno vitali del paese;  molte categorie di operatori e lavoratori non sono stati vaccinati o lo sono stati in ritardo, pur essendo maggiormente esposti al contagio.

Le  vaccinazioni dimenticate

Esistono, poi,  categorie di persone che durante la pandemia hanno lavorato duramente e regolarmente come, ad esempio, i lavoratori dei supemercati di cui si è sempre parlato poco e che sono stati dotati, molto in ritardo, dei  dispositivi di protezione individuale. Costoro definiti  oggi lavoratori invisibili sono stati tra i più esposti al contagio (dopo ovvaimente gli operatori sanitari) , soprattutto nella prima fase della diffusione del virus. Difficile dimenticare l’assalto dei cittadini ai supermercati, per fare scorte e provviste e soprattutto nel periodo in cui c’era ancora chi riteneva inutile e superfluo l’uso delle mascherine e del distanziamento interpersonale, costituendo un potenziale veicolo di infezione per gli addetti, soprattutto, alle casse dei supermercati.  Ancora oggi, questi lavoratori  non figurano  tra coloro che dovrebbero essere vaccinati per primi e anche in questo caso i contagi e i decessi si contano a decine superando, secondo i Cobas,  il 67% dei casi di mortalità sul lavoro tra gli addetti alle Grandi Distribuzioni, rispetto all’anno precedente.

Governo:  lockdown apparente, poco chiaro e non uguale per tutti

Il Governo decide: dopo una serie estenuante e continua di provvedimenti di cambio colori, che hanno dipinto  l’Italia a macchia di leopardo, in occasione delle festività  pasquali, tutte le regioni italiane sono divenute  zona rossa. Gli Italiani, in occasione delle ferie pasquali,  hanno risposto diversamente da come hanno fatto questa estate. Nonostante, infatti la fortissima tentazione e la voglia di stare insieme, sono usciti in pochi e solo per qualche pic-nic all’aria aperta. Del resto, da una parte mancano i soldi per concedersi uno svago e dall’altra  mancano le occasioni di svago, essendo tutto chiuso. Cosa del tutto non trascurabile manca  anche l’umore festaiolo dei giorni di festa. Città e paesi sono rimasti deserti, le attività commerciali chiuse. A soffrire di più sono  stati, ancora una volta, i negozi di abbigliamento e di vendita di prodotti non alimentari o non essenziali, ma anche il settore dell’accoglienza con hotel, agriturismi,  case vacanze e il settore della ristorazione in tutte le sue ramificazioni, dai bar alle gelaterie e  ai ristoranti.

Dal punto di vista epidemiologico sembrerebbe che sia andata bene e che i cittadini abbiano rispettato le misure imposte. Meno male perchè, se così non fosse stato, percorrendo le strade e autostrade era evidente la totale e voluta assenza dei controlli che, questa volta,  sarebbero  stati anche inutili vista la corretta risposta della popolazione. Un lockdown limitato e sostanzialmente inutile quello varato dal Governo, visto  che ha permesso, nonostante la zona rossa, di usciredi casa senza un motivo specifico,  di andare nella seconda casa  di proprietà anche fuori regione, di passare le frontiere italiane e recarsi all’estero seppure con qualche precauzione preventiva da adottare prima di uscire dal paese e prima di rientare. Un lockdown, insomma,  che è stato ferreo nell’applicazione  delle limitazioni  e per la seconda volta (la prima era stata Natale, Capodanno, Epifania), sempre nei confronti della chiusura delle attività, obbligate a rinunciare alle vendite   in un periodo in cui gli esercizi commerciali che scontano di più la pandemia, solitamente maturano il miglior fatturato che consente loro di pareggiare i conti delle spese e fare guadagni nell’arco dell’anno.

Certo, aprire avrebbe voluto  dire correre il rischio di creare troppo movimento e innescare la possibilità di contagi e in questo senso  si comprende la preoccupazione del Governo di chiudere. Eppure sarebbe bastato impartire norme semplici,  chiare e precise, come si era tentato di fare in occasione del primo lockdown: contingentare rigidamente gli ingressi negli esercizi commerciali di qualsiasi genere e sciogliere con garbo i tentativi di assembramento. Diversamente, la chiusura totale delle attività, che va avanti a singhiozzo, oramai da oltre un anno, casua un’impoverimento crescente delle categorie. Chiudere per periodi così lunghi è possibile solo se il Governo riesce  a reperire  rapidamente le risorse  per riempire  le casse dello Stato e concedere i ristori adeguati, consentendo a chi deve chiudere,  non di vivere, ma almeno di sopravvivere.  E invece non è così e c’è chi deve ancora ricevere quei pochi soldi da mesi e chi ha già rinunciato cessando la propria attività e chi più drammaticamente ha deciso di cessare diversamente la propria esistenza.

L’Italia che protesta scende in piazza

Penso che se le Autorità non cambieranno passo,  siamo solo all’inizio di una lunga e legittima protesta. Come previsto, infatti,  la disperazione di chi ha dovuto chiudere temporaneamente o di chi ha scelto di chiudere definitivamente per evitare di pagare tasse e costi di gestione, indipendeneteente dall’esercizio dell’attività, ha rotto gli argini della compostezza e ha innescato la rabbia e la rivolta. Così l’Italia è scesa in piazza per protestare, per far sentire la propria voce: fateci lavorare o dateci ristori adeguati e subito! Come si fa a dire che hanno torto? Nessun commento viceversa, su chi sguazza irresponsabilmente,  squallidamente e strumentalmente nel torbido,  come ci hanno mostrato le immagini dei disordini in alcune città italiane.

Infiltrati e politicamente schierati,  soggetti di discutibile credibilità, hanno colto la drammatica occasione per fare a botte con gli agenti delle Forze dell’Ordine che, di certo, non sono i responsabili della crisi economica e del mancato guadagno di coloro che protestano. Psicopatici che hanno approfittato della situazione per indossare facsimili di elmi con le corna per imitare ciò che, nonostante l’idiozia del gesto,  gli americani sanno fare meglio di noi e  come abbimao visto, qualche tempo fa, non solo nei film. Pertanto, sarebbe meglio evitare di parodiare. In piazza scendono i commercianti che non hanno ricevuto ristori adeguati,  in piazza scendono le partite IVA che non hanno ricevuto nessun tipo di sostegno e le categorie che sono state tagliate fuori dal sistema dei ristori e dalle vaccinazioni prioritarie.

Il Governo e la questione scuola

Dall’inizio della pandemia il sistema dell’istruzione si trova nel caos più totale e oggi, con  le varianti del virus colpiscono prevalentemente i più giovani, il caso aumenta perchè, incomprensibilmente, come recitava un editoriale di qualche giorno fa scritto dal professor  Ercole Pietro Pellicanò, non si vaccinano i più giovani che, per loro natura, sono coloro che fisiologicamete sono più esposti al contagio, vuoi perchè la scuola li aggrega obbligatoriamente, vuoi perchè si frequentano nel tempo libero. Se è vero che, fortunatamente, il virus che attacca i minori  è ben gestito da un sistema immunitario “giovane e forte” è altrettanto vero che le persone più adulte e anziane, che i giovani frequentano generalmente in ambito familiare,  sono le più esposte a complicazioni ed effetti collaterali gravi in caso di contagio da parte dei più piccoli.

Il Premier Draghi, nella sua conferenza stampa di oggi pomeriggio, si è detto, tuttavia,  fiducioso che tutti gli studenti possano chiudere l’ultimo mese dell’anno scolastico in presenza, ma purchè in sicurezza.

Perchè non vaccinare i più giovani

Dunque, appare evidente che la vaccinazione dei giovani dovrebbe essere un obiettivo primario del Governo, essendo le varianti responsabili, secondo gli esperti, dell’ 80% dei nuovi casi di contagio. Ma anche in questo caso le Autorità insistono solo sulle vaccinazioni degli anziani e trascurano i più giovani e i giovanissimi che, se tutto va bene, con la lentezza del sistema preposto alla vaccinazione, saranno vaccinati a fine anno. Quindi nel Governo si discute ancora se sia il caso o meno di adottare la didattica a distanza o decidere di aprire le scuole in presenza, ben sapendo che non è certo l’edificio scolastico a innescare il contagio, quanto, piuttosto, gli apporti esterni dovuti agli assembramenti nel momento dell’ingresso in aula e all’uscita.  Le statitsiche ci dicono che i giovani si contagiano in circostanze diverse dalla scuola, ovvero venendo a contatto con parenti positivi o in occasione di assembramenti dovuti a riunioni di più persone per vari motivi, come ad esempio incontri conviviali a seguito di cerimonie religiose,o di ingorghi umani lungo le strade della movida che nessuno (e non si sa per quale motivo) è riuscito a regolamentare. Il settore dei trasporti pubblici strettamente collegato a quello della scuola, non presenta novità di rilievo: non ha subito  particolari miglioramenti  da quando è iniziata la pandemia.

In conclusione: troppe promesse, molte parole al vento, molti progetti fantasiosi, ma pochi fatti e anche alla luce del nuovo Governo, l’agognato cambio di passo, non c’e’ stato. Non è colpa di nessuno ed è colpa di tutti, perchè in questi anni di rinascita dal dopoguerra ad oggi, nessuno di noi, nessuno dei nostri nonni,  nessuno dei nostri padri si è, evidentemente,  sufficientemente impegnato nel cambiare le cose, confidando in buonissima  fede  in acluni assiomo e slogan popolari come  “Roma caput mundi“, “Finchè c’è vita c’è speranza”,“Galbani vuol dire fiducia”, “Se lo dice la televisione è vero“,  “Sanremo è Sanremo“,  “l’Italia è il pù bel Paese…e come si vive bene da noi non si vive bene in nessun’altra parte del mondo” e per finire il detto popolare più attuale, ma che da qualche tempo si sente e si vede poco:  “Andrà tutto bene“.

 

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