Come riporta l’ultimo decreto anti Covid, il 15 febbraio si potrebbe tornare a sciare e gli impianti sciistici dovrebbero riaprire. Un condizionale obbligatorio visto che, alla data fatidica mancano circa due settimane e tutto può sempre succedere.
Con la riapertura delle regioni anche lo sci amatoriale quindi, dovrebbe riprendere ma l’ufficialità sarà data solo venerdì 12 febbraio dopo l’analisi dei nuovi dati dell’ultimo monitoraggio contro il covid.
Ma cosa prevede nel dettaglio il documento redatto dai Governatori sulla base delle ultime osservazioni del Cts? Punti cardine imprescindibili saranno come sempre l’obbligo delle mascherine, igienizzazione e distanziamento.
Le Regioni propongono di tenere aperte le piste da sci anche in zona arancione, ma con una capienza dimezzata (al 50%) per tutti gli impianti e l’obbligo di mascherina FFP2. La proposta prevede di fissare un numero massimo giornaliero di skipass acquistabili (numero ancora non deciso). Quando verrà definito il numero per il contingentamento spetterà ai gestori degli impianti nominare un referente Covid e organizzare l’attività con dei percorsi che garantiscano il distanziamento, differenziati in entrata ed uscita e favorendo tutte le operazioni di vendita o prenotazione online e le soluzioni digitali.
Il distanziamento, da quanto dichiarato dai Governatori, potrebbe essere applicato anche ai nuclei familiari e ai conviventi (bambini piccoli esclusi). La mascherina sarà d’obbligo, così come la frequente igienizzazione delle mani, anche per il personale.
Cosa cambia da febbraio per i bar e i ristoranti nelle piste?
Nei rifugi e nei locali rimarranno attive le medesime regole a cui siamo abituati anche in città. Il numero massimo di persone che possono essere presenti contemporaneamente all’interno dei locali, rimane quello sulla base delle regole sul distanziamento definite nel protocollo ristorazione. Servizio all’aperto e i già evidenziati obblighi per evitare la nascita di un nuovo focolaio.