Il 4 giugno 1944 Roma fu la prima Capitale dell’Europa occidentale ad essere liberata.Dopo quattro mesi dallo sbarco ad Anzio, un tempo lunghissimo, snervante, qualcosa stava dunque accadendo .Fu una liberazione pacifica: qualche isolato colpo di fucile e poi l’attonita festa attorno ai carri armati ed alle jeep della Quinta armata. Ma quando Roma fu liberata non era la Capitale d’Italia. Da nove mesi Roma non era più niente. Non era più neanche dei romani.
Roma occupata dai Tedeschi
Dall’11 settembre 1943 la città dovette subire il duro regime di occupazione . I romani vivevano in un’atmosfera cupa di miseria, repressione e violenza, sorvegliati e puniti da un Comando militare straniero, da una Polizia spietata, da tristi funzionari fascisti.Una popolazione più che triplicata da sfollati, immigrati, soldati, avventurieri, borsari neri; masse di persone che al coprifuoco e durante le retate sparivano all’improvviso lasciando le strade vuote e silenziose.
Strade che invece si riempirono di gente entusiasta il 4 giugno 1944 già dall’arrivo delle avanguardie americane , al comando del Generale Mark Wayne Clark , nelle vie Appia, Tuscolana e Casilina.Così per tutto il percorso della colonna americana fino al Campidoglio.
La testimonianza del Generale Clark e di Alberto Sordi
Il filmato che segue di proprietà del repertorio cinematografico della Camera dei Deputati ed è presente sul suo Canale Youtube. Tratto dalla fortunata rubrica “Un minuto di storia“, questo è il video di Gianni Bisiach – da lui gentilmente concesso alla Camera dei Deputati – che racconta brevemente la liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944. All’interno, un frammento di una testimonianza di Alberto Sordi.
Le parole del Generale Clarke:”Nelle vie erano gaie folle, molti cittadini agitavano bandiere. I romani sembravano impazziti d’entusiasmo per le truppe americane. Il nostro gruppetto di “jeep” errava per le vie, ma non riuscivamo a trovare il colle capitolino. Ci eravamo smarriti. A un tratto ci trovammo in piazza San Pietro e un prete si fermò accanto alla mia “jeep” e disse in inglese: “Benvenuto a Roma. Posso esservi utile in qualche modo?».