Oggi è l’anniversario della morte di Marco Pantani, il”Pirata”

Ricorre oggi il 18esimo anniversario dalla morte di Marco Pantani mentre proseguono gli accertamenti dei Carabinieri su delega della Procura che ha aperto un fascicolo informativo sul decesso. Sabato è stato ascoltato per più di due ore il tassista che in un’intervista a “Le Iene” di alcuni mesi fa, aveva rivelato di aver accompagnato all’hotel “Le Rose”, la mattina del 14 febbraio 2004, due ragazze che facevano le ballerine in Riviera. Le due sarebbero salite nella stanza del campione e scese poco dopo.

Ancora ombre sulla tragica morte del Pirata

L’autista era rimasto in silenzio per anni, ma poi dal 2017 aveva iniziato a parlare dell’episodio anche ad alcuni conoscenti della famiglia Pantani. Poi l’intervista al programma “Le Iene“,  dove ha raccontato di aver accompagnato le due ragazze all’albergo. Una versione che l’uomo ha confermato ieri ai Carabinieri, che l’hanno interrogato per tre ore. Ma la sua versione è ancora tutta da verificare. L’autista non ha dato riferimenti precisi agli inquirenti, né i veri nomi delle due ragazze, che sarebbero andate via da Rimini subito dopo la morte del Pirata. Nei prossimi giorni, si capirà se dopo la testimonianza del tassista sarà possibile ipotizzare nuovi reati come l’omissione di soccorso, a carico di persone da identificare.

Un lungo lavoro investigativo

Decine di udienze, migliaia di pagine di atti investigativi non hanno portato a nessuna prova concreta su un possibile omicidio di Marco Pantani la sera 14 febbraio 2004 al Residence  di Rimini. Mancano prima di tutto il movente e poi gli elementi fattuali per affermare che Marco sia stato assassinato e non morto di overdose. Pantani era in uno stato di dipendenza dalla cocaina  e grazie alla sua disponibilità economica, rappresentava il cliente perfetto per qualunque spacciatore.  L’idea che ci possa essere stato una ingestione forzata di cocaina non ha riscontri giudiziari nella storia del crimine mentre il corpo non presentava nessun tipo di ferita o trauma alternativo all’overdose.

Il dramma dell’uomo e la sua tragica fine incontrano l’immenso cordoglio del mondo sportivo e non solo, che desidera ricordare del grande campione le gesta sportive, le emozioni e l’orgoglio.

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