Il racconto dell’amputazione delle gambe, per colpa del Covid, dell’ex giocatore dell’Inter Mauro Bellugi

Come è già noto, l’ex calciatore dell’Inter, Mauro Bellugi, dopo aver contratto il Covid ha perso entrambe le gambe.  Ieri sera, il racconto della sua storia a Live non è la D’Urso, con la moglie Lory e la figlia Giada, mentre Bellugi, ancora in ospedale, è voluto essere comunque presente, in collegamento telefonico.

Il racconto della moglie dall’inizio del Covid

“Il 4 novembre, un mercoledì, è iniziato tutto. Qualche giorno prima aveva male alle gambe, ma non era la prima volta, non gli abbiamo dato peso. Sopporta bene il dolore, ma in alcuni momenti urlava, quindi abbiamo capito che c’era qualcosa di più. Mauro ha un carattere particolare, lui è sempre allegro, parla e canta sempre, e non si lamenta. Quindi ci siamo preoccupati. La domenica precedente aveva fatto un tampone rapido, ed era negativo. Non voleva andare in ospedale, anche per la paura di contrarre il virus, dato che era risultato negativo. Anche il dottore che lo ha visitato non lo ha trovato in forma, e ha ordinato un tampone, a cui è risultato positivo. Da lì il ricovero. Dagli esami di controllo è emerso un quadro preoccupante, perchè aveva avuto delle piccole ischemie ai vasi capillari che avevano compromesso le gambe, e l’unica soluzione, era l’amputazione di entrambe le gambe”.

Lory continua dicendo: “Il giorno dopo hanno tentato di salvargli le gambe, avevo ancora speranza, ma dopo due giorni non era successo niente, l’amputazione era l’unica strada. La gamba destra sopra il ginocchio e la sinistra sotto. Bisogna vedere se lui firma ho detto al medico, perché conosco mio marito”. Una scelta difficile che l’ex campione dell’Inter ha dovuto fare.


Il collegamento di Bellugi dall’ospedale

Arriva in collegamento video, dal letto d’ospedale, Bellugi. Sguardo dolce che nasconde la sofferenza, ringraziando la D’Urso e salutando il pubblico.

“Hai parlato di quel momento, devo dire che se non fosse stato per loro che sono in studio con te Barbara, non avrei firmato. L’ho fatto, ma non me la sentivo” scoppia in lacrime: “ho chiesto al medico se avesse una domanda migliore, mi hanno detto devo tagliarti le gambe. Non pensavo di avere questo affetto pazzesco da tutta l’Italia, che mi ha aiutato a andare avanti grazie ai messaggi d’affetto. Devo ringraziare tutti gli italiani, in particolare la curva Nord di San Siro, mi hanno messo uno striscione fuori dallo stadio”. 

Prosegue poi il racconto di quei momenti difficili: “Sono sessanta giorni che sono qui in ospedale, però è durissima, non posso fare niente, se mi cade una cosa devo chiedere aiuto. Ho anche altri problemi, ci metterò un po’, ma ne verrò fuori. La prima volta che avrò le protesi vengo da te in studio. La mia non è un’esclusiva, ma ci tengo a parlarne con te. Ti racconto solo questo, finita l’amputazione mi hanno portato in camera, riempito di morfina, e di notte vedevo bisonti e elefanti che correvano nella mia camera, è stato così per dieci giorni. Poi sei da solo, non c’è nessuno, è brutto. Ho dovuto fare l’intervento senza l’anestesia totale. Adesso non possono venire neanche i parenti per un’ora, sono cambiati i protocolli per la sicurezza. Ci vediamo in videochiamata, ma da soli qui, è dura”.

Grandi amici Bellugi e la D’Urso, alla fine del suo struggente racconto, hanno voluto portare un po’ di allegria e di speranza, cantando la loro canzone della giovinezza “Piange il Telefono” di Domenico Modugno

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