Il 20 marzo 1994 alle 15.30, a Mogadiscio in Somalia, l’omicidio della giornalista della Rai Ilaria Alpi e dell’operatore triestino Miran Hrovatin.
Quel pomeriggio di 27 anni fa, la Toyota con a bordo i due italiani è diretta verso l’Hotel Amana. A poca distanza dall’albergo,da una Land Rover scendono diverse persone armate, almeno sette, e fanno fuoco. Un proiettile di kalashnikov colpisce alla tempia Ilaria Alpi, una raffica raggiunge Hrovatin. Gli aggressori scappano subito, portando via con sé la vita di due persone e la verità.
Forse una inchiesta pericolosa
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si trovavano a Mogadiscio a seguire, per conto del TG3, la missione di pace Restore Hope , coordinata dalle Nazioni Unite per porre fine alla sanguinosa guerra civile che era in corso da anni nel Paese.Ma i due stavano parallelamente indagando su un presunto traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici, che con la copertura della missione umanitaria avrebbe coinvolto anche società italiane, venendo a conoscenza di fatti e attività scottanti.Quando furono uccisi, Ilaria e Miran erano appena tornati da Bosaso, una città costiera centinaia di chilometri a nord di Mogadiscio, dove avevano intervistato un potente sultano locale a proposito del sequestro di una nave da parte di alcuni pirati, che sospettavano potesse essere stata usata per i traffici su cui indagavano.
La verità è ancora lontana
Processo dopo processo, nonostante l’impegno delle famiglie, delle associazioni e comuni cittadini, la verità sui reali motivi e i veri responsabili di quelle morti è ancora ben nascosta. Molte le ipotesi sull’omicidio di Alpi e Hrovatin.L’ipotesi avanzata più spesso è che avessero scoperto qualcosa che non dovevano scoprire, e che qualcuno li abbia fatti uccidere. Ma non si è mai trovato un mandante, nonostante le indagini siano proseguite negli anni successivi e siano formalmente ancora in corso.
Però,se non ci è ancora dato di conoscere i nomi degli assassini e le motivazioni che li hanno guidati, possiamo per onorarli , mantenere vivo il loro ricordo.Di una giornalista e di un operatore che con impegno e passione stavano compiendo un servizio per la Comunità.Dobbiamo quindi, anche quest’anno, dichiarare:”ventisette e non dimentico”.