La recente analisi svolta dall’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano, la cui direzione scientifica è affidata a Marco Giorgino, offre la fotografia di un’Italia in crescita costante in questi due settori innovativi del mondo finanziario. In particolare, a fronte di un sistema complessivo di oltre 560 società censite, risultano una forte componente di aziende start up (53%), un 24% di piccole e medie imprese innovative, un 21% di scale up, società che, secondo la definizione OCSE hanno presentato un rendimento annualizzato di almeno il 20% negli ultimi 3 anni con un numero originario di dipendenti non inferiore alle 10 unità e, infine un 2% di società corporate. La capacità complessiva di raccolta di questo insieme di aziende è stata di 2 miliardi di euro.
La crescita del sistema innovativo è certamente stato favorito anche nel nostro Paese dallo sviluppo considerevole di nuovi prodotti e servizi digitali sollecitato da una richiesta in marcato aumento e dalla realizzazione di accordi collaborativi tra i diversi attori del mercato. Scendendo nel dettaglio appare, comunque, evidente l’elevato livello di concentrazione riferita a pochi attori, che caratterizza questi accordi collaborativi, nonostante che il 69% degli operatori tradizionali risulti aver collaborato con una qualche forma di start up e di fintech con una spesa complessiva di poco inferiore ai 264milioni di euro.
Ma quel che più preoccupa nell’analisi della crescita di Fintech e di Insurtech in Italia, realizzata dal Politecnico di Milano, è il grado insoddisfacente di diffusione di una reale cultura dell’innovazione.
Due esempi potranno meglio chiarire questa affermazione. Se, infatti, i pagamenti attraverso gli smartphone e i trasferimenti di danaro a mezzo di applicativi hanno conquistato una larga fetta di clienti con percentuali rispettivamente del 54% e del 44%, è ancora del tutto tangibile un forte senso di diffidenza manifestato nei confronti dei nuovi player nell’ambito del sistema dei pagamenti.
E, passando al settore assicurativo, non sono certo esaltanti le percentuali di clienti, che si affidano ai percorsi digitali offerti dagli intermediari: meno di un terzo effettua per questa via l’acquisto o il rinnovo di polizze assicurative, così come non arriva al 20% il numero di quanti si avvalgono del digitale per modificare le proprie coperture e, infine, solo il 15% dei clienti affida a tale forma la gestione dei propri sinistri.
La sfida per l’innovazione in Italia rimane, in definitiva, del tutto aperta, come ulteriormente dimostra la diffidenza per il digitale delle microimprese, che ancora preferiscono per il 72% affidarsi al circuito bancario tradizionale per le proprie esigenze bancarie e per il 64% alle compagnie assicurative per quelle di tipo assicurativo.