In Svizzera un primo passo verso la pace Ucraina-Russia

Al vertice, che si è svolto in un Paese storicamente neutrale come la Svizzera, sono presenti 92 Stati, 57 dei quali rappresentati a livello di capi di Stato e di governo, 30 a livello ministeriale, mentre 5 hanno inviato solo dei diplomatici. Questi ultimi sono tutti Paesi di un certo peso: il Brasile, il Sudafrica, gli Emirati Arabi Uniti, Israele e l’Indonesia.

La Russia non è stata neppure invitata, secondo la stampa svizzera perché il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha chiarito al collega svizzero Cassis che Mosca non avrebbe accettato l’invito in ogni caso, sicché Berna avrebbe deciso di non invitare i russi per non irritarli ulteriormente.

La Cina, senza il cui aiuto l’apparato militare-industriale russo avrebbe maggiori difficoltà ad alimentare lo sforzo bellico in Ucraina, non è presente.

Il cosiddetto Sud Globale ha reagito in modo abbastanza freddo alla conferenza di pace in Svizzera: le medie potenze che intendono mantenere buone relazioni anche con Mosca, come Brasile, India, Indonesia, Sudafrica, Arabia Saudita, tutti Paesi rilevanti se l’Occidente vuole isolare il nascente asse Russia-Cina-Iran-Corea del Nord, hanno scelto di partecipare, ma a un livello basso.

E chi ha partecipato al massimo livello, come il presidente del Kenya William Ruto, ha parlato chiaro – “la Russia – ha detto – dev’essere al tavolo e l’appropriazione degli asset russi decisa dal G7 è illegale e inaccettabile”.

Malgrado le assenze, però, per una volta si dovrebbe iniziare a parlare di pace, di come arrivare a porre fine a una guerra che va avanti da oltre due anni, con costi umani ed economici altissimi. La reazione del Cremlino al summit sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni è stata gelida.

La Russia non ha nulla da trasmettere ai partecipanti al vertice svizzero sull’Ucraina e spera che la prossima volta il conflitto venga discusso in un evento più costruttivo” – ha dichiarato all’agenzia Tass il portavoce Dmitry Peskov.

Tuttavia, a Mosca l’iniziativa della Svizzera deve aver procurato qualche fastidio, se venerdì il Presidente Vladimir Putin ha dettato condizioni di pace che implicherebbero una resa totale dell’Ucraina, che dovrebbe lasciare a Mosca quattro regioni che l’esercito russo non controlla completamente.

Per la Vicepresidente USA, Kamala Harris, “ Mosca non vuole negoziare con Kiev, ma vuole semplicemente la resa degli ucraini”.

A spiegare che cosa significhi il vertice svizzero per Kiev è il Capo dell’Ufficio di Presidenza dell’Ucraina, Andriy Yermak: una volta che sarà approntato un “piano” per la pace in Ucraina con il contributo della comunità internazionale, dice, Kiev cercherà di presentarlo alla Russia in un “secondo summit, a livello di leader“.

Ma Kiev, chiarisce, non accetterà “alcun compromesso sull’indipendenza, sulla sovranità e sull’integrità territoriale”.  Integrità territoriale che è uno dei nodi del conflitto Russia-Ucraina, dato che, a rigore, comprende anche la Crimea, occupata da Putin nel 2014, con una reazione debole dell’Occidente.

E’ dunque un tentativo di definire il terreno per le trattative che dovrebbero svolgersi in futuro. Come hanno documentato in aprile su Foreign Affairs Samuel Charap e Sergey Radchenko, nella primavera del 2022 Russia e Ucraina erano molto vicine a concludere un accordo che avrebbe posto fine alla guerra, dando prova entrambe di essere disponibili a fare concessioni. Non riuscirono per una serie di ragioni, non ultima l’indisponibilità dell’Occidente a fornire a Kiev garanzie vincolanti di sicurezza che avrebbero implicato il rischio, in futuro, di uno scontro diretto con la Russia.

Uno dei nodi principali, che Putin ha ripetuto anche venerdì, è proprio la potenziale adesione dell’Ucraina alla NATO, che Mosca vive come una minaccia diretta. Kiev, al contrario, la considera l’unica vera garanzia di sicurezza.

Ora Zelensky punta sulla “pace giusta”, nel tentativo di delimitare il terreno di gioco, con l’appoggio di un numero consistente di Paesi. “Siamo riusciti a riportare nel mondo l’idea che gli sforzi congiunti possono fermare la guerra e stabilire una pace giusta. Questa idea funzionerà sicuramente, perché il mondo ha potere” – ha detto – In Ucraina – ha ricordato Yermak – purtroppo la guerra continua, i nostri soldati continuano a combattere. Due anni sono un tempo sufficiente a dimostrare che l’Ucraina non è in grado solo di difendersi, ma di vincere e di ottenere una pace giusta“.

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