Israele ha iniziato l’attacco a Gaza, con truppe di cielo e di terra

La guerra contro  Hamas è oramai uno scontro diretto sul campo e stasera si aggrava di un altro dramma: un’intera famiglia, compresi quattro bambini e la madre incinta, è rimasta uccisa in un pesante bombardamento israeliano nella zona di Sheikh Zayed, nel nord di Gaza, che ha provocato almeno 11 morti e 50 feriti, secondo la ricostruzione dell’agenzia palestinese Wafa.

La comunità internazionale sembra impotente e non interviene, a parte qualche  appello o qualche timido tentativo di mediazione

Il Portavoce militare israelita Hudai Zilberman, spiega che  le truppe ammassate al confine “si stanno preparando, stanno studiando il campo ed entreranno in azione quando sarà deciso”. In queste ore si attende l’ordine del Governo.

Nel frattempo, l’Esercito ha disposto il richiamo di ulteriori 7 mila riservisti, privilegiando tuttavia esperti di Iron Dome e di intelligence, lasciando fuori fanteria e truppe corazzate che sono già schierate sul fronte di Gaza.

Finora dalla Striscia sono piovuti su Israele circa 1.600 razzi, anche di nuova concezione, accompagnati dalla novità dei droni esplosivi. Razzi che hanno bersagliato il sud e le zone centrali del Paese.

L’aviazione ebraica ha risposto con circa 600 attacchi, soprattutto contro la catena di comando e di intelligence di Hamas e della Jihad e contro i lanciatori di missili anti tank: 60-70 i miliziani uccisi, secondo il resoconto dei militari. In particolare è stata centrata una struttura dei servizi di Hamas condozzine di terroristi operativi” all’interno. Un edificio, hanno spiegato ancora i militari, che serviva come comando principale per la sua rete di sorveglianza. Il bilancio, secondo il ministero della Sanità di Gaza, è salito a 103 morti (compresi 27 bambini e 11 donne), con oltre 500 feriti. Intanto, una raffica di razzi sono stati sparati dalla Striscia verso il nord e il sud di Israele, afferma l’esercito israeliano: le sirene sono risuonate anche anche nella città di Modin, a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv, e Ashdod.

Hamas, hanno sottolineato gli esperti, sta mostrando una crescente e innovativa capacità di fuoco, usando tra l’altro – come ha rivelato Abu Obeida, Portavoce delle Brigate al-Qassam, ala militare dell’organizzazione – i nuovi razzi denominati ‘Ayash250’, che avrebbero una gittata di 250 chilometri. Sono questi ad essere stati lanciati verso l’Aeroporto internazionale Ramon, a nord di Eilat e piuttosto distante dalla Striscia. Minaccia che ha portato le maggiori compagnie aeree europee e americane a sospendere i voli per l’aeroporto Ben Gurion almeno fino a sabato. Ma a preoccupare la leadership israeliana sono anche – o forse soprattutto – le violenze che da giorni, a partire dagli scontri di Gerusalemme, stanno infiammando le città miste con una vera e propria caccia all’uomo tra ebrei e arabi e tentati linciaggi da entrambe le parti.

Il Ministro della Difesa Benny Gantz ha quindi ordinato “un massiccio rinforzo” delle forze di Polizia nel tentativo di raffreddare “gli attacchi contro civili ebrei ed arabi”. “Siamo in stato di emergenza”, ha detto Gantz, che ha disposto il rinforzo di 10 Battaglioni della Polizia di frontiera. “Nessun soldato – ha tuttavia precisato – sarà coinvolto in queste attività, visto che non fanno parte della missione dell’Esercito“.

Una strategia con cui  non concorda il  Premier Benyamin Netanyahu che invece da Lod – cittadina scintilla delle violenze – ha annunciato che per sedare i disordini Israele potrebbe “fare ricorso ad arresti amministrativi (ossia non convalidati da un giudice, ndr) ricorrendo anche ai soldati, come peraltro avviene anche in altri Paesi”. Fatto sta che i disordini continuano a dilagare da sud a nord: da Bat Yam a Haifa, da Tiberiade al Negev alla periferia di Tel Aviv, fino ad Acco (S.Giovanni d’Acri), dove nei giorni scorsi è stato appiccato il fuoco ad uno dei più famosi ristoranti della città, ‘Uri Buri’, di proprietà di un ebreo. Lo stesso è avvenuto per negozi e proprietà arabe.

Sul fronte politico infine sembra allontanarsi un Governo di unità anti-Netanyahu. Ad un Governo alternativo a Netanyahu si accreditava la possibilità che potesse essere sostenuto dall’esterno dai partiti arabi.

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Redazione

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