Confermato stallo politico in Israele. Al termine dello scrutinio il Likud di Netanyahu totalizza 30 seggi e 52 per il blocco di destra. Dall’altra parte 57 seggi alle forze d’opposizione: 17 a Yesh Atid Lapid, 8 a Blu Bianco, 7 a Israel Beitenu, 6 a Lista araba unita, 7 ai Laburisti, 6 a Nuova speranza Gideon Saar, 6 a Meretz. Sette seggi per il partito di destra estrema, non schierato, di Naftali Bennet, Yamina. Quattro, infine, alla formazione indipendente arabo islamista Ra’am guidata da Mansour Abbas.
Il Likud ottiene una nuova vittoria elettorale, ma non sfonda la maggioranza, come si dice. Partono adesso le trattative per le alleanze. Netanyahu guarda ai 7 seggi di Yamina per andare a 61 e formare il “nuovo” Governo. Altrimenti, si torna al voto.
Bassa affluenza alle elezioni più costose della storia di Israele
Questa tornata è stata quella con la più bassa affluenza dal 2009 (da allora il Likud guida lo Stato). Tutti i partiti hanno ingaggiato una campagna martellante per invitare la popolazione al voto, nella paura di non superare lo sbarramento fissato al 3,25%. Stesso modesto risultato per i seggi destinati a persone infette da Covid o in quarantena, una soluzione che è costata moltissimo agli Israeliani. Le forze impegnate e i dispositivi messi in atto hanno fatto di queste del 2021 le elezioni più costose della storia di Israele.