Kalipè

Riceviamo e pubblichiamo ma soprattutto riflettiamo.

Kalipè: chi cammina in montagna sa che il passo dev’essere corto e lento.

Ma Kalipè non è solamente un modo di dire in uso tra gli alpinisti, è anche il modo di vivere di tutte quelle persone che, per qualche ragione trascorrono la loro vita in strutture residenziali.

L’arrivo della pandemia ha sconvolto le vite di tutti, ma per quanto riguarda le strutture socioriabilitative o le RSA il Covid 19 fa notizia solo nel momento in cui, da strutture abitative invisibili si trasformano in focolai attivi, vivi.

Il periodo natalizio, verso cui ci stiamo avviando, tra i tanti valori, porta con sé anche quello della convivialità e della famiglia. Gli ospiti di queste strutture, nella maggior parte dei casi, non solo non potranno fare ritorno presso le proprie famiglie di origine, non potranno né abbracciare né tantomeno incontrare i propri cari.

Da un lato c’è chi si lamenta di non poter mettere gli sci ai piedi, dall’altro c’è chi, seduto su una sedia a rotelle, è chiuso in struttura da febbraio.

Le giornate in struttura trascorrono sempre a ritmo standardizzato. Ci si sveglia, si fa colazione, dopo l’igiene e la sistemazione delle stanze si passa alle attività ludiche e riabilitative e così via fino ad arrivare all’ora in cui gli ospiti tornano a coricarsi. Il Covid 19 non ha di certo scalfito questo eterno ritorno, ma ha tolto ad ogni persona che vive questa condizione la possibilità di rendere una giornata un po’ diversa dalle altre: non ci sono uscite, non ci sono gelati da mangiare con gli amici, non ci sono passeggiate, non ci sono attività di sport integrato, non ci sono i parenti. Anzi, per meglio dire, i parenti ci sono, tutti dentro un parallelepipedo di plastica e vetro che, in alcuni momenti della giornata, si trasforma nella mamma di…., nel babbo di…., negli zii di…. Per chi ha una disabilità cognitiva non è semplice capire perché i propri genitori siano diventati piccoli e si siano insinuati in un telefono che, terminata la comunicazione, torna buio nelle tasche dell’operatore di turno.

Gli operatori delle strutture stanno facendo i salti mortali per proteggere i propri ospiti, la propria famiglia e i propri colleghi. Ma non basta. Quotidianamente cercano di usare la fantasia per poter creare momenti che possano alleggerire il clima pesante che si è generato: nascono corride, canti, balli e persino gite con google maps per poter accompagnare, almeno virtualmente, i propri compagni di ventura a casa. Le emozioni sono strane, nuove, spesso disarmanti.

Questo piccolo racconto esperienziale non ha alcuna pretesa. Serve solo a ricordarci che la nostra vita ha subito sì dei cambiamenti ma ogni giorno abbiamo la fortuna di poter decidere di fare molte, moltissime cose, pur rimanendo a casa o all’interno del proprio comune.

Qualora dovessero togliere le restrizioni, oltre allo spirito natalizio proviamo a fare nostro anche lo spirito della montagna. Kalipè, a passo lento, nel rispetto di chi è più fragile, di chi è chiuso tra quattro mura ormai da mesi e non si lamenta, di chi viveva per un pranzo fuori una volta al mese e non ha mai smesso di credere che si possa ancora organizzare. Lo organizzeremo quando è possibile, pur non sapendo cosa significhi possibile.

S.D.A.

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