“La Russia sta utilizzando anche una guerra nuova, ibrida, soft, in maniera sempre più forte. E molti Paesi del mondo libero non sono ancora pronti ad affrontare questi nuovi scenari, che possono ingannare anche istituzioni internazionali molto esperte e rispettate. Un esempio tipico è il caso di Ruben Vardanyan, l’uomo di Putin candidato al premio Noble per la Pace”. È la denuncia lanciata da Yuriy Kamelcuck, membro del Parlamento ucraino, che lunedì mattina a Bruxelles ha tenuto una conferenza stampa, insieme alle Europarlamentari Karen Melchiorr del gruppo Renew Europe e Viola Von Cramon di Verdi/Alleanza libera europea, proprio per denunciare le nuove modalità di guerra utilizzate dalla Russia di Putin.
Il momento caldo per l’Europa: gli scenari
La conferenza arriva in un momento molto caldo per l’Europa: sono infatti trascorsi oltre 800 giorni dall’inizio del conflitto, da poco più di una settimana si sono concluse le elezioni europee, che hanno dato un volto nuovo alla rappresentanza politica del Vecchio Continente, e in più di recente si sono svolti due eventi molto significativi, ossia il G7 in Italia e il Vertice Mondiale in Svizzera.
“Durante la preparazione delle ultime elezioni – spiega Yuriy Kamelcuck – la Russia ha tentato con ogni mezzo di influenzare i risultati. Un’indagine congiunta di vari paesi dell’UE ha scoperto che la Russia ha raddoppiato i suoi sforzi in questa direzione, tentando di corrompere parlamentari in Repubblica Ceca, Germania, Francia, Polonia, Paesi Bassi e Ungheria. Queste azioni hanno comunque riguardato anche attività di spionaggio, diffusione di disinformazione, campagne di propaganda e operazioni di destabilizzazione”. “È fondamentale – ha proseguito Karen Melchiorr – che si presti la massima attenzione anche a tutti questi aspetti, perché è molto spesso nelle piccole questioni che si annidano le malignità. La macchina della disinformazione è in atto da tempo e oggi una certa narrazione proposta dai social network vuole sminuire quello che sta accadendo in Ucraina. Per questo abbiamo sempre più bisogno di strutture più forti nella società, più consapevoli, per combattere anche su questo fronte”. “La situazione è estremamente complessa – ha dichiarato Viola Von Cramon nel suo intervento online – e personalmente mi sento spaventata di fronte alle escalation che stanno emergendo in questi giorni, sotto diversi punti di vista. La Russia sta mettendo in campo tutte le sue armi per cercare di danneggiare l’Europa e tutte le istituzioni”.
Il caso Vardanyan e la candidatura al Nobel
In questo quadro si inserisce il caso di Ruben Vardanyan. “Vardayan – ha proseguito Yuriy Kamelcuck – è una figura russo-armena diventata nota dopo l’indagine dell’OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting Project, ndr) che ha rivelato come un fiume di denaro fosse stato trasferito segretamente attraverso la sua azienda agli stretti amici di Putin. Da quanto ricostruito, tra il 2006 e il 2013, oltre 4,6 miliardi di dollari sono passati attraverso i conti offshore di Vardanyan. Per questo è stato inserito nelle liste preliminari di sanzioni, o direttamente nelle liste di sanzioni, da membri del Parlamento Europeo, dal Congresso degli Stati Uniti, dall’Ucraina guidata da Zelensky. I principali media internazionali chiamano Vardanyan l’uomo del Cremlino, una persona vicina a Putin, che rappresenta gli interessi del Cremlino, e così via”.
Nonostante questo, l’8 aprile scorso, i siti web dell’agenzia di stampa russa Sputnik e del gruppo mediatico russo RBC hanno pubblicato un articolo sulla nomination di Ruben Vardanyan al Premio Nobel per la Pace. “Questa nomination – prosegue Kamelcuck – appare come un’altra campagna per diffondere l’influenza russa, un’operazione per ripulire il volto all’uomo di Putin usando istituzioni internazionali rispettate. Nel momento in cui Belgio, Svezia, Romania, Lituania, Lettonia e molte altre nazioni sostengono l’Ucraina finanziariamente, politicamente e militarmente, il più prestigioso riconoscimento planetario permette una tale candidatura: è evidente che la Russia è riuscita a ingannare il Comitato per il Nobel”.
“In questo caso – prosegue Karen Melchiorr – anche una istituzione come quella del Nobel deve essere aiutata a controllare le candidature in maniera più efficace, in modo che anche il background dei nominati sia analizzato alla luce del sole. Per questo servono istituzioni sempre più forti anche e soprattutto dal punto di vista culturale”.
Per fronteggiare il caso Vardayan, 123 parlamentari di Ucraina, Romania, Lituania e Lettonia hanno sottoscritto una lettera chiedendo al Comitato per il Nobel di rifiutare la candidatura di Vardanyan nel 2024 e negli anni successivi. Tra i firmatari, ci sono 18 membri della Verkhovna Rada dell’Ucraina, 71 membri del Seimas della Repubblica di Lituania, 21 membri del Seimas della Lettonia e 12 parlamentari della Camera dei Deputati della Romania, oltre al deputato europeo rumeno Cristian Terhes.
“Se tolleriamo l’influenza russa una volta – ha concluso Kamelcuck – domani tutte le istituzioni internazionali saranno usate per riciclare altri personaggi come Vardanyan, che si nutrono dalla mano di Putin, flirtano con l’Iran, sono sotto sanzioni dei paesi occidentali e nonostante questo vengono nominati per premi internazionali. Non dobbiamo permettere che ciò accada”.