L’aeroponica consente di coltivare con qualsiasi clima

L’aeroponica è un metodo di coltivazione che utilizza una nuova tecnologia in modo innovativo e che non necessita di terreno, ha bisogno di poca acqua e pochissima energia e quindi è adattabile a qualsiasi condizione climatica.

Un’azienda italiana, con la collaborazione di un partner cinese, ha messo a punto un software NFT in cloud all’avanguardia che migliora addirittura le prestazioni.

NFT è una certificazione digitale che attesta l’originalità e l’autenticità di un particolare contenuto mediatico. Che si tratti di foto, illustrazioni, video, canzoni o perfino opere d’arte, un NFT attesta l’unicità di quel determinato contenuto e il suo non essere scambiabile con altri.

Nel caso del metodo utilizzato per l’aeroponica “si tratta di un sistema -spiega Giuseppe Izzo, Ceo di Uese Italia spache permette, sotto l’indicazione di un agronomo, di impostare la soluzione nutritiva, la temperatura interna, l’umidità, la concentrazione di Co2, la velocità di concentrazione dell’aria e persino l’intensità della luce. Il tutto, permette di realizzare un prodotto di alto livello e senza condizionamenti di alcun genere“.

La coltivazione aeroponica richiede fino al 90 per cento in meno di acqua e dal 65 al 90 per cento in meno di spazio rispetto alla densità necessaria per l’agricoltura biologica convenzionale sul suolo.

I nutrienti sono a soluzione salina e, secondo uno studio condotto dall’Università del Tennessee, hanno una concentrazione superiore, misurabile in un range che va dal 30 al 60 per cento, rispetto a quanto si coltiva tradizionalmente: “Da sottolineare inoltre –spiega ancora Izzo– che è basso anche il consumo di energia elettrica. Il conflitto in Ucraina ha aperto un fronte spaventoso, ci ha fatto capire quanto siamo fragili. E avere un sistema che permette di avere sempre cibi a tavolo con una bolletta minima è davvero confortante. Guerra o non guerra, siccità o non siccità, i pasti sono garantiti. Anche per chi vive in Paesi poveri, dove nutrirsi è un problema serio, reale“.

Per coltivare, dunque, basta un container che si trasforma in una sorta di fattoria: “Al suo interno, si adotta –sottolinea Izzo un metodo di irrigazione particolare, dove la nebbia sul fondo della vasca di semina porta i necessari nutrienti e l’ossigeno direttamente alle radici. Il sistema non teme cambiamenti climatici ed è adatto per dar vita a ortaggi singoli come la lattuga, il prezzemolo e il basilico. Ma non solo. É possibile piantare germogli di piselli e fagioli ed erbe come timo e menta. Queste piante peraltro crescono in grappoli e non è nemmeno necessario spostarle per il conseguente raccolto. Il tutto viene poi certificato secondo le norme vigenti. Ne esce fuori dunque un prodotto controllato e senza l’uso di pesticidi. Al 100% biologico. Una garanzia di qualità e zero rischi“.

Secondo uno studio condotto dall’Unione europea, con la collaborazione di diverse Università italiane e non, la lattuga, nelle sue varie forme, è quella che presenta, con la coltivazione aeroponica, la più alta produttività, seguita dalla scarola e dalla cicoria: “Ma si piazzano bene anche la rucola, le fragole e gli spinaci -afferma Izzo. In linea generale, il calcolo si basa sui bancali presenti e sui metri quadrati che sviluppa, dando, chi più e chi meno, un alto rendimento. L’investimento iniziale lo si ripaga nel giro di un anno circa, senza dimenticare l’importanza sociale di un sistema che può essere ripetuto ovunque. Non a caso il Vaticano è, da tempo, attento allo sviluppo della tecnologia che potenzialmente potrebbe risolvere il problema secolare della fame nel mondo“.

Un aiuto per la diffusione dell’innovativo sistema di coltivazione arriva adesso dai fondi previsti dal Pnrr per l’agricoltura: “Molti istituzioni nazionali e locali -conclude Izzo– si stanno informando sull’efficacia dell’aeroponica per procedere a importanti investimenti. Dalla Liguria alla Campania, sono in corso trattative per sviluppare progetti su diversi territori.

L’agricoltura è in trasformazione e questo nuovo metodo, rispetto a quello tradizionale, è decisamente più competitivo. Garantisce una quantità di prodotto maggiore per unità di superficie coltivata, con un consumo minore di risorse idriche ed elettriche. In più, l’uso di fertilizzanti e pesticidi è nullo. Aspetto non secondario. Il futuro insomma è qui“…

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Redazione

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