L’ex Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sentita dai pm di Bergamo il 12 giugno 2020, dice: “Il contingente programmato è arrivato a Nembro e Alzano il 6 marzo la sera, iniziando l’attività ricognitiva e sia per le forze di Polizia, sia per le Forze Armate, la disposizione è partita dal Ministero dell’Interno ma il Presidente Conte non sapeva dell’invio delle Forze Armate e di Polizia in Val Seriana, proprio perché in quel periodo il fine era di natura preventiva e ricognitiva, e ove ci fosse stato un Dpcm di ‘cinturazione’, avrei informato il Presidente dell’invio di uomini”.
Lamorgese ha spiegato ai pm che quando si parlò della situazione di Alzano e Nembro: “con il Ministro Speranza e mi pare anche con il Presidente Conte (…) si cominciò a pensare all’ipotesi di istituire una zona rossa”. E quindi l’allora Ministro dell’Interno chiamò “il capo della Polizia per rappresentare questa eventualità, affinché si evitassero i ritardi che hanno connotato il caso di Lodi”.
Nel verbale si legge: “Il Capo della Polizia programmò dunque un sopralluogo organizzativo, per rendersi conto di come fosse la situazione e del numero di persone necessarie. Il contingente arrivò in Val Seriana la sera del 6 marzo. Tutte le disposizioni di cui sto parlando, formulate da parte mia non sono cristallizzate in provvedimenti formali: si è trattato di disposizioni orali”. L’8 marzo, poi, Conte, ha proseguito l’allora titolare del Viminale: “ha emanato il noto Dpcm, dove non era prevista la zona rossa a Alzano e Nembro, ma disposizioni contenitive dell’intera Regione e a quel punto abbiamo ritirato gli uomini: quelli che provenivano dalla Lombardia sono rimasti in Lombardia, mentre gli altri sono rientrati”.
L’ex Ministro precisa: “Qualora ci fosse stato un Dpcm sulla zona rossa e di cinturazione, avrei informato il Presidente dell’invio degli uomini”.