Gruppo Leonardo: nessun accordo con controparti indagate

La notizia della nuova norma etica  contrattuale introdotta è stata fornita dai massimi vertici  aziendali  nel corso della quinta edizione del Compliance Council di Leonardo, un appuntamento annuale del management di Piazza Monte Grappa

In sostanza, Leonardo per bloccare i rapporti d’affari con controparti dirette o indirette non sarà più sufficiente un decreto di rinvio a giudizio emesso da un Gip, ma basterà che sulla controparte la magistratura apra  fascicolo penale anche solo informativo sui fatti contestati.

Il Ceo del Gruppo Alessandro Profumo ha sottolineato che la decisione di un maggior rigore etico nelle contrattazione è scaturita dalla necessità di affermare e mettere in pratica quello che dev’essere l’asset di maggior valore per Leonardo e per  un’azienda in generale : il suo buon nome e la sua reputazione.

Profumo ha precisato che  «In questo senso, Leonardo, con il percorso intrapreso in questi anni, è pienamente in linea con l’impegno europeo, che proprio recentemente, in occasione della Settimana Internazionale della Democrazia non solo ha richiamato gli Stati Membri alla responsabilità sui temi dei diritti umani, ma ha anche ribadito l’urgenza di una legislazione uniforme in materia di compliance aziendale. Leonardo, ben consapevole di questa urgenza, – ha sottolineato Profumo – sta già monitorando tutta la catena del valore dell’attività di impresa, tenendo conto anche della criticità generalmente insita in alcuni processi e relazioni. Da qui il rafforzamento del nostro Trade Compliance Programme. Ciò ci ha spinti a intensificare e velocizzare i nostri controlli etico/reputazionali. E posso dire che ci siamo riusciti, senza mai abbassare i nostri standard di verifica».

Carta: «Alla 231 serve un tagliando»

Quanto alla 231 del 2001, la norma che disciplina e sanziona la responsabilità penale delle imprese e degli enti, il presidente di Leonardo, l’ex direttore dell’Aise Luciano Carta si è chiesto se non sia giunto «il momento di farle un “tagliando” alla norma. apportando quelle modifiche che, secondo alcuni osservatori, potrebbero essere estese all’impiego di nuove tecnologie, come ad esempio l’intelligenza artificiale, nella progettazione e nell’implementazione di strategie di compliance». Più in generale Carta ha rammentato che «prevenire il reato è un beneficio innanzitutto per l’impresa. Non soltanto perché se essa dimostrerà di aver adottato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo al mitigare il rischio-reato, potrà godere di una piena esclusione della responsabilità. Oppure di una attenuazione delle sanzioni nel caso tale adempimento sia intervenuto successivamente alla contestazione del delitto–. E Carta ha aggiunto – La prevenzione del reato è anche – e in questo consesso permettetemi di dire soprattutto – un beneficio, perché l’impresa virtuosa si presenta sul mercato con caratteristiche di competitività».

La corruzione contamina

«La corruzione – ha proseguito Carta –è un reato che, assieme a quelli ambientali, societari, finanziari e in materia di salute e sicurezza sul lavoro, più frequentemente comporta la chiamata in causa della responsabilità dell’ente – altera e contamina il sistema. E al contempo determina una grave caduta di credibilità e affidabilità agli occhi degli investitori, in particolare stranieri. Tutto questo si traduce in una perdita di opportunità e, di conseguenza, di competitività».

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