I rapitori dell’haitiano sequestrato avrebbero chiesto un riscatto da mezzo milione di dollari. In particolare, i rapitori si sarebbero messi in contatto con la famiglia del collaboratore di Calì avanzando una richiesta esplicita di 500mila dollari per il rilascio del loro congiunto. Non sarebbe avvenuta invece la stessa cosa per quanto riguarda il rapito italiano: i sequestratori, infatti, pur essendosi messi telefonicamente in contatto con il socio locale di Calì, nel colloquio avrebbero fatto cenno alla necessità di un riscatto per il rilascio ma senza indicare una cifra.
Sempre a quanto si apprende, Giovanni Calì ha bisogno di farmaci: elemento, questo, che rende ancora più necessario accelerare sulle fasi della sua liberazione, alla quale si sta lavorando alacremente.
Tra gli altri elementi, si valuta il ricorso a un mediatore che possa stabilire un contatto con il gruppo di sequestratori. Strategia che sarebbe quella consigliata dalle autorità di Port au Prince.
Il sequestro sarebbe avvenuto nella stessa zona dove sono stati recentemente rapiti alcuni preti francesi. In quel caso, i sacerdoti, rapiti l’11 aprile scorso, rimasero 19 giorni nelle mani dei sequestratori prima di essere rilasciati il 30 aprile. Le circostanze e il luogo del rapimento fanno ipotizzare – a quanto apprende l’Adnkronos da fonti ben informate – che possa trattarsi degli stessi autori.