L’Italia al centro dei “giochi di potere”

In una riflessione postata sul proprio profilo Instagram, il giornalista Marco Pugliese propone, in una rapida ma efficace analisi,  alcuni dei principali  fatti accaduti nel nostro Paese nel 2011, e che ne hanno condizionato, in parte, anche la storia degli ultimi venti anni.

(di Marco Pugliese) – Nel 2011 l’Italia subì un danno ingente anche a livello energetico a causa di Sarkozy e Merkel: la notizia sta passando ovviamente in sordina…

Era il 2011, l’Italia si ritrovava in una situazione delicata ma non disastrosa, in linea con il resto d’Europa. La scena europea era dominata dalla Francia di Sarkozy e dalla Germania di Merkel, due potenze che guardavano con crescente preoccupazione alla terza economia della zona euro e che vedevano ancor peggio gli accordi Eni in Libia.

La mossa iniziale venne dalla Germania. La Deutsche Bank (che è stata salvata poi dallo Stato…) con una decisione che fece tremare i mercati, scaricò 9 miliardi di titoli di Stato italiani. Era come se avesse acceso una miccia. Lo spread tra i titoli italiani e tedeschi iniziò a salire, toccando picchi mai visti e voluti. Mentre l’Italia cercava di calmare i mercati, la BCE, con il suo presidente Trichet, inviava una lettera all’Italia, chiedendo riforme e austerità, invece di riprendere Berlino, causa della crisi in atto.

Berlusconi sembrava indebolito. Le sue apparizioni pubbliche erano sempre più rare e le voci di un suo possibile ritiro crescevano. E mentre lui vacillava, Monti, economista ed ex commissario europeo, veniva visto come il possibile salvatore.

Ma c’era un altro teatro in cui si giocava una partita cruciale: la Libia. Gheddafi, l’indomabile leader libico, aveva stretto accordi petroliferi con l’Italia. L’ENI aveva investito miliardi in Libia. Ma la Francia aveva altri piani, soprattutto per Total. Voleva una fetta più grande del petrolio libico e, come rivelato da alcune e-mail di Hillary Clinton, aveva iniziato a sostenere i ribelli.

E poi c’era la questione dell’oro. Gheddafi aveva accumulato riserve per 143 tonnellate d’oro. Voleva usarlo per creare una nuova moneta africana, sfidando il dominio del franco CFA, la moneta garantita dalla Francia per 14 paesi africani. Un sogno che avrebbe potuto ribaltare l’equilibrio economico in Africa. Un sogno che Italia ed ENI non avrebbero interrotto ma anzi supportato.

E mentre l’Italia era preoccupata per lo spread e il suo debito, veniva coinvolta in una guerra in Libia, diventando parte d’una coalizione guidata dalla NATO. Una guerra che avrebbe portato alla caduta di Gheddafi e al caos che ancora oggi affligge la Libia.

In questo intricato gioco di potere, l’Italia sembrava aver perso la sua bussola. Tra pressioni economiche e giochi geopolitici, la verità pare venuta a galla e sarebbe ora che fosse tema d’una commissione d’inchiesta.

Tuteliamo l’interesse nazionale per una volta?

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