Maneskin, Bolle e Netflix dicono NO alla Russia

I Maneskin decidono di sospendere il loro tour a data da destinarsi, per solidarietà al popolo ucraino. I Maneskin si aggiungono all’elenco degli artisti che hanno deciso di non esibirsi nei territori coinvolti nella guerra. La band, attraverso un post condiviso su tutti i loro canali social, ha spiegato di essere vicina alle persone afflitte dalla guerra e di non essere in grado al momento di ridefinire le date del loro Loud Kids on Tour ’22, già rinviate da tempo, tra l’altro, a causa della pandemia.

I Maneskin sui social: “Nonostante il nostro desiderio di darvi aggiornamenti sul tour europeo e italiano entro il 1 marzo, non siamo in grado di definire e condividere le nuove date in questo momento di tensione per l’Europa e per il mondo intero. Siamo più vicini che mai a tutte le persone afflitte dalla guerra in questo momento”. La band, che si trova negli Stati Uniti per incidere nuovi pezzi, aveva date in programma anche in Russia e in Ucraina, motivo per il quale hanno deciso di non andare avanti con il tour. Infatti, si sarebbero dovuti esibire il 7 marzo a Kiev, il 9 a Mosca e l’11 a San Pietroburgo.

“Siamo più vicini che mai ai nostri fan, ai nostri cari e a tutte le persone afflitte da questa guerra in questo preciso momento. La nostra solidarietà va a tutti coloro che stanno soffrendo a causa del conflitto in Ucraina e speriamo che la violenza in atto possa arrivare ad una fine. Insieme a questa speranza abbiamo anche quella di potervi dare aggiornamenti il prima possibile, in tempi di pace. Vi ringraziamo per la grande pazienza e per la comprensione, come sempre. Vi siamo più vicini che mai e abbiamo grande speranza per il futuro”.

Anche Roberto Bolle ha deciso che non si esibirà più a Mosca finché il conflitto non sarà cessato: “La solidarietà verso gli ucraini è sicuramente dovuta e sentita e non c’è possibilità e volontà di andare e partecipare ad alcunché della Russia finché la situazione non sarà risolta e tornata alla normalità”.

Di grande impatto anche la decisione di Netflix: la piattaforma streaming aveva firmato un accordo con la Russia per trasmettere ben 20 canali nazionali, che si sono tramutati in mezzi di propaganda. Dopo la protesta degli utenti Netflix ha deciso di venire meno agli accordi e di bloccare i canali suddetti.

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