Mediterranea scrive a Meloni e Mattarella: “Basta guerra alle ONG”

Si rivolge alla Premier Meloni e al Presidente della Repubblica Mattarella la lettera della ONG italia Mediterranea pubblicata da Repubblica.

La lettera parte dalla tragedia di Cutro, nel mar Jonio dove questa ONG opera battendo bandiera italiana. “Al di là di qualsiasi considerazione – si legge nella lettera –, è una tragedia umanitaria che il nostro Paese e l’Europa, non possono derubricare a ‘fatale conseguenza della situazione corrente’. Certo, tutto si può spiegare con analisi raffinate, anche se spesso diametralmente contrapposte, sul perché siamo giunti a questo, e sul perché tante vite umane siano state perse. Ma quello dobbiamo invece fare è mettere al centro, qui ed ora, una grande e corale azione immediata, di istituzioni e società civile, di un’intero paese, per impedire innanzitutto che altre morti innocenti insanguinino la nostra storia e il nostro mare”.

Appello all’unità di tutti i soggetti, UE compresa

Quindi l’appello, proprio a questa unità delle parti, UE compresa. “Basta guerra alle Ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un’azione sinergica, davanti a questo imperativo – salvare! – che possa indurre l’Unione Europea ad uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di una estate che si preannuncia terribile dal punto di vista dei rischi in mare. Vi preghiamo di voler mettere davanti a tutto, posizioni politiche, strategie di lungo respiro, animosità nei nostri confronti, il bene supremo del soccorso verso chi non ha colpe e chiede il nostro aiuto”.


Onorare la storia italiana, di accoglienza e immigrazione

“Vi preghiamo di onorare fino in fondo la storia di questo Paese, della sua tradizione millenaria di accoglienza e immigrazione. Togliere mezzi disponibili e utilizzabili per i soccorsi in mare, equivale in questo momento a condannare a morte centinaia di persone. Delegare alla sedicente ‘guardia costiera libica’ il controllo della zona Sar più grande del Mediterraneo, non metterà al sicuro le persone che tentano di fuggire da quell’inferno. Sapete meglio di noi che la Libia non è un ‘place of safety’, e che ogni loro ‘soccorso’, quando accade, equivale in realtà a una cattura e a una deportazione in un luogo dove la violazione dei diritti umani è sistematica e terribile. Ciò avviene in spregio alla Convenzione di Ginevra sui profughi e rifugiati”.

I rimpatriati rischiano la morte e ripartiranno ingrassando le mafie locali

“Pensare che la Tunisia, con la crisi che sta affrontando e dopo l’incitamento razzista di Saied contro i rifugiati subsahariani, possa ‘salvare’ qualcuno che da lì fugge terrorizzato, non è plausibile. Sommessamente vi ricordiamo che tutti coloro che saranno riportati indietro in questi Paesi, se non vengono uccisi prima, tenteranno di nuovo, ingrassando le grandi mafie del traffico di esseri umani. Vi chiediamo dunque, come previsto peraltro dal Piano Sar Nazionale, di coordinare una grande azione che coinvolga i mezzi militari e civili, per affrontare come farebbe un grande Paese questa strage annunciata e continua. Prima si salva, poi si discute”.

(foto di Pixabay)

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