Michael Collins si è spento all’età di 90 anni. Il suo ruolo nella storia? Pilota della missione Apollo 11; nel luglio del 1969 attese in orbita all’interno del modulo Columbia mentre Buzz Aldrin e Neil Armstrong raggiungevano la superficie della Luna. Un ruolo determinante e delicatissimo, ma per forza di cose meno esposto alla gloria rispetto a chi aveva lasciato l’impronta dei propri piedi sulla polvere lunare.
Era malato di cancro e la notizia della sua morte è stata data dalla famiglia e subito riportata dalla NASA: “Il nostro amato padre e nonno è morto oggi, dopo una coraggiosa battaglia contro il cancro. Ha trascorso i suoi ultimi giorni con la famiglia al suo fianco. Mike ha sempre affrontato le sfide della vita con grazia e umiltà e ha affrontato la sua ultima sfida allo stesso modo”.
Michael Collins, con Neil Armstrong e Buzz Aldrin faceva parte dell’Apollo 11, ma non mise mai piede sulla Luna. Rimase in orbita intorno al satellite, in attesa che i suoi due compagni raggiungessero il suolo lunare e tornassero indietro sani e salvi, per riprendere poi il viaggio verso la Terra. Collins restò solo per 28 ore e fu tra i pochi uomini al mondo a non vedere nemmeno un’immagine dell’allunaggio in diretta tv, come gli fece notare la sala di controllo di Houston. “Fa lo stesso”, rispose Michael Collins.
Michael Collins e il suo viaggio prima della Luna
Collins prima del viaggio con l’Apollo 11, andò nello spazio già nel 1966 per la missione Gemini 10; lui e il comandante pilota John Young eseguirono un rendezvous, ovvero una manovra effettuata da due oggetti in volo nello spazio. Solitamente una navicella spaziale ed una stazione orbitante intorno alla Terra.
Micheal Collins era nato a Roma perché il padre in quel periodo era in servizio all’Ambasciata degli Stati Uniti. Nel libro “Return to Earth” ha scritto: “Ero solo, assolutamente solo, e completamente isolato da qualsiasi altra forma di vita conosciuta. Se si fosse fatto un conteggio, il risultato sarebbe stato 3 miliardi più due dall’altra parte della Luna, e uno più Dio da questo lato. La missione era stata strutturata per tre persone, e io ero fondamentale tanto quanto gli altri due”