Moody’s promuove “l’Italia secondo Draghi”, ma teme il lungo periodo

Moody’s non usa  mezzi termini e afferma che il  Governo di Mario Draghi “migliora le prospettive dell’Italia per un efficace utilizzo dei fondi europei. Una volta allentata l’emergenza legata alla pandemia – precisano gli analisti della società di analisi finanziarie newyorkese  – probabilmente si troverà a far fronte a “difficoltà simili e a un’opposizione politica ad alcune riforme strutturali che abbiamo osservato con altri Governi nel passato”.

Sempre secondo Moody’s “una volta superata la pandemia lil Governo di Mario Draghi dovrà mantenere l’impeto dietro le riforme e l’appoggio politico” per i cambiamenti.  Del resto alcuni Partiti o Gruppi parlamentari  per anni  si sono energicamente opposti ad alcuni aspetti delle riforme giudiziarie e amministrative proposte dalle precedenti Amministrazioni.

Moody’s precisa  che “l’uso produttivo dei fondi europei sarà legato al successo delle riforme economiche del nuovo Governo. Le difficoltà amministrative, soprattutto nelle regioni italiane che hanno maggiore bisogno di investimenti, hanno in passato intralciato l’assorbimento dei fondi europei”.

“L’attuale momento politico dell’Italia, osserva ancora Moody’s, può essere paragonato al Governo tecnocratico guidato da Mario Monti nel 2011-2013″. Certo, l’esistenza del pacchetto ‘Recovery’ dell’UE è una differenza importante.  Il pacchetto di riforme economiche del nuovo Governo che  sarà soggetto alla supervisione di Bruxelles,  e’ forse una similitudine altrettanto importante”.

Moody’s: il Governo potrebbe rischiare nel lungo termine

“Questo, conclude l’Agenzia nel proprio  report, “potrebbe amplificare le tendenze populiste anti-UE”. Sono quelle  cresciute nell’ultimo decennio  in Italia e che potrebbero comportare  conseguenti rischi nel lungo periodo per il Governo.

Del resto, non sono passati inosservati alcuni repentini cambiamenti, mostrati da talune forze politiche, in occasione della recente crisi di Governo. Cambianeti che  apparentemente hanno avuto il sapore di una fittizia “riconciliazione europeista” in cambio di un’autorevole  considerazione da parte del Premier incaricato.

Stupisce chi si è sempre dichiarato  anti europeista e scettico nei confronti del  potere esercitato dal sistema economico finanziario dell’Unione, abbia cambiato idea in pochi giorni. Visto, peraltro,  che  nulla  ha modificato, sostanzialmente, quelle politiche, da costoro  così temute ed osteggiate in questi utlimi anni.

 

Autore:

Redazione

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it