Sembra possa esserci una svolta sull’omicidio di Nada Celle dopo 25 anni. È stato ritrovato del sangue sul motorino marca Piaggio di Annalucia Cecere, ex insegnante di 53 anni e attualmente indagata per il delitto.
Il misterioso omicidio di Nada Cella, conosciuto dai più come il delitto di via Marsala, avvenne la mattina del 6 maggio 1996 al secondo piano di uno stabile nella stessa via al numero 14, a Chiavari. Lì si trovava lo studio del commercialista Marco Soracco, presso cui la ragazza lavorava come segretaria da 5 anni. Il caso è tuttora irrisolto.
L’aggressione avvenne tra le 08:50 e le 09:10, non vi erano segni di effrazione su porte e finestre e nessuna traccia di colluttazione o lesioni da difesa. Come se la vittima non avesse avuto tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo. L’aggressione fu fulminea, con un colpo dopo l’altro senza tregua. Nada Celle deve avere perso i sensi quasi subito mentre l’aggressore continuò a infierire molto probabilmente anche quando lei era a terra.
Nada Celle, agonizzante, ma ancora viva, venne trovata dal suo datore di lavoro, il dottor Marco Soracco, che quel giorno, un lunedì, giunse in ufficio con una decina di minuti di ritardo, intorno alle 09:12. Il dott. Soracco trovò la porta chiusa solo con la cricca, mentre la luce del vano ingresso risultava accesa. Entrando, sentí uno strano respiro rantolante, poi vide la povera ragazza a terra, supina, in un lago di sangue, con la testa a sfiorare la parete, i piedi scalzi, gli occhiali a terra e la borsa al suo posto sotto alla scrivania. Si avvicinò per capire cosa fosse successo, le toccò il viso, sporcandosi del suo sangue e poi si spostò nell’ufficio in uso alla praticante Paola Mazzini che sarebbe arrivata al lavoro circa 15 minuti dopo per chiamare i soccorsi. Erano le 09:15.
La svolta nel caso Nada Celle
Nei giorni scorsi la squadra mobile e la procura hanno diffuso l’audio di una donna che diceva di avere visto una sua conoscente di nome Anna quella mattina sotto lo studio andare via col motorino. “Venivo giù in macchina da Carasco, l’ho vista che era sporca e ha infilato tutto nel motorino io l’ho salutata e non mi ha guardato. É stato dico la verità 15 giorni fa, l’ho incontrata nel caruggio che andava alla posta non mi ha nemmeno guardato. E’ scivolata di là…“, afferma nella parte di telefonata resa nota dagli investigatori. Quella voce di donna, di una certa età, è rimasta anonima ma qualcuno potrebbe riconoscerla. La telefonata risale al 9 agosto del 1996 ed è stata fatta alla casa di Marco Soracco, il datore di lavoro di Nada, in quel momento sotto intercettazione perché sospettato del delitto.
Gli investigatori hanno sequestrato il motorino Piaggio immatricolato negli anni ’90 e che la donna ha portato da Chiavari a Boves (Cuneo), dove vive. Nei prossimi giorni la scientifica eseguirà il luminol. Il motorino è quello che usava proprio 25 anni fa e dove sono state trovate le macchie di sangue.
A fare riaprire il caso è stata la determinazione della criminologa Antonella Pesce Delfino che insieme all’avvocata Sabrina Franzone, ha riletto gli atti della vecchia indagine scoprendo particolari sottovalutati ed errori macroscopici nelle indagini iniziali. Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione anche alcuni bottoni trovati all’epoca in casa dell’indagata uguali a uno trovato sotto il corpo della segretaria. Ma non solo. Tra le carte la criminologa ha scovato una vecchia intercettazione in cui la donna diceva a Soracco di “non riuscire a togliersi di mente quella scena“.