Nel 2021 ci saranno 400.000 neonati in meno

La natalità è messa a dura prova dall’attuale crisi sanitaria ed economica legata alla pandemia e il Presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha dichiarato: “È legittimo ipotizzare che il clima di paura e incertezza e le crescenti difficoltà di natura materiale (legate a occupazione e reddito) generate dai recenti avvenimenti orienteranno negativamente le scelte di fecondità delle coppie italiane”.

Il Presidente dell’Istat ha poi sottolineato: “I 420 mila nati registrati in Italia nel 2019, che già rappresentano un minimo mai raggiunto in oltre 150 anni di unità nazionale, potrebbero scendere, secondo uno scenario Istat aggiornato sulla base delle tendenze più recenti, a circa 408 mila nel bilancio finale del corrente anno  recependo a dicembre un verosimile calo dei concepimenti nel mese di marzo – per poi ridursi ulteriormente a 393 mila nel 2021”.

La maggiore crisi interessa maggiormente il Mezzogiorno e i giovani e Blangiardo afferma: “questa volta sono state soprattutto le donne, maggiormente impiegate nei servizi  e in lavori precari, a subire gli effetti maggiori: nel secondo trimestre del 2020 si contano 470 mila occupate in meno rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e il tasso di occupazione femminile 15-64 anni si attesta al 48,4%, contro il 66,6% di quello maschile, collocandoci al penultimo posto della graduatoria europea, appena sopra la Grecia. I dati sull’occupazione femminile in Italia permangono preoccupanti nonostante il livello di istruzione femminile sia sensibilmente maggiore di quello maschile”.

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