Netanyahu-Hamas: su ostaggi accordo ancora lontano

Hamas verso il no all’accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi proposto a Parigi. Le posizioni rimangono distanti. Hamas, secondo le news che trapelano, continua a chiedere il ritiro di Israele da Gaza con garanzie sulla fine della guerra e, inoltre, punta a ottenere la liberazione di un maggior numero di detenuti palestinesi rispetto a quanto prospettato.

A quanto ha riferito l’emittente israeliana Kan, parlando di una fonte citata dal quotidiano al-Quds, Hamas ritiene al momento che non si è arrivati all’inizio di un accordo.

Il no di Hamas non è stato formalizzato nella giornata del 4 febbraio, ritenuta una giornata chiave nel dialogo. In un primo momento, il ‘verdetto’ sembrava destinato ad arrivare per le 19 di domenica. In realtà, alla deadline non è arrivata nessuna indicazione ufficiale.

Le due parti rimangono lontane e la mediazione continua a rimanere complessa. Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, non si sposta dalla posizione già nota e  intende chiedere solide garanzie per la fine della guerra ed il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia.

Un’altra fonte vicina ad Hamas dice alla tv palestinese Quds news network che le parti non sono affatto vicine ad un accordo e che il gruppo insiste per la fine della guerra come punto di partenza.

Da Tel Aviv, nessuna apertura nelle dichiarazioni del Premier israeliano Benjamin Netanyahu – L’obiettivo fondamentale è prima di tutto l’eliminazione di Hamas“. A riguardo del possibile accordo per il rilascio degli ostaggi, il Premier israeliano ribadisce –  “non accetteremo ogni accordo, a qualsiasi prezzo“.

Le notizie diffuse dalla stampa riguardo alla disponibilità di rilasciare un grande numero di terroristi, pertanto, non corrispondo al vero. Netanyahu ribadisce le tre condizioni per arrivare all’eliminazione di Hamas – “  la distruzione di tutti i suoi 24 battaglioni, 17 dei quali sono stati già annientati, completare le operazioni mirate nel nord e nel centro della Striscia e la neutralizzazione della rete dei tunnel, operazione che richiede più tempo“.

Per il Consigliere  americano per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, “l’accordo sugli ostaggi non è dietro l’angolo”. Questo tipo di negoziati – ha detto all’emittente Abc –  può procedere molto lentamente fino a quando non comincia ad avanzare molto in fretta, per questo è “difficile avere tempi precisi“.

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