Nicole Gee qualche giorno fa aveva pubblicato una foto che la ritraeva con un bimbo in braccio. Una foto diventata virale perché quel bimbo che aveva tra le sue braccia era uno di quelli fatti passare tra il filo spinato a Kabul.
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Un atto perpetrato dalle madri che chiedevano ai soldati americani di prendersi cura dei loro figli e fargli scappare dall’orribile guerra afgana. “Amo il mio lavoro“, aveva scritto Nicole sul suo profilo Instagram sotto la foto. Nicole Gee aveva 23 anni, Sergente del Corpo dei Marines ed era in Afghanistan con i commilitoni impegnati nella porre in sicurezza lo scalo durante le evacuazioni di americani e afghani.
Giovedì Nicole è rimasta uccisa nell‘attentato compiuto da un kamikaze che si è fatto saltare in aria nei pressi di uno dei cancelli di ingresso dell’aeroporto, l’Abbey Gate, e vicino al Baron Hotel dove alloggiano truppe e giornalisti britannici a Kabul. Con lei sono morti oltre 170 persone di cui 12 suoi compagni e 15 bambini. Bambini che fino a qualche giorno prima stava salvando.
“Era una guerriera, lavorava ispirata da Dio. Sempre alla ricerca di donne e bambini afghani fra la folla, per aiutarli a uscire dal paese“. Così che la descritta il capitano Karen Holliday sulla sua pagina Facebook personale. “Ha compiuto il suo estremo sacrificio pochi giorni dopo quello scatto. Era un soldato modello e l’avevamo recentemente promossa a sergente con merito grazie al suo impegno costante e punteggi perfetti. Ha fatto ciò che più amava fino all’ultimo respiro” ha concluso il Capitano.
Nata a Roseville, California, Nicole sul campo avrebbe dovuto svolgere il più semplice compito di tecnico di manutenzione presso la 24esima unità dei marines. Ma da buon soldato non ha mai smesso di scendere in prima linea per aiutare il prossimo.
La rivendicazione dell’attacco dove è morta Nicole Gee
L’ISIS-K ha rivendicato l’attacco all’aeroporto Hamid Karzai di Kabul dove Nicole Gee ha perso la vita. “Un attentatore è riuscito a raggiungere un gruppo di traduttori e collaboratori dell’esercito americano al ‘Baran Camp’ vicino all’aeroporto di Kabul e ha fatto brillare la sua cintura esplosiva tra di loro, uccidendo circa 60 persone e ferendone più di 100, compresi i combattenti talebani” si legge sul canale Telegram dell’agenzia di stampa collegata all’organizzazione terroristica, Amaq. Lo Stato Islamico del Khorasan è un ramo dell’Isis attivo in Asia meridionale e centrale.
I Talebani hanno condannato formalmente l’attacco avvenuto fuori dall’aeroporto di Kabul, scaricando le responsabilità della strage sottolineando che è avvenuta in un’area sotto il controllo delle forze USA. “Condanniamo in modo forte l’attacco contro civili all’aeroporto di Kabul, che è avvenuto in un’area in cui la sicurezza è nelle mani delle forze Usa“, ha scritto su Twitter il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, aggiungendo: “L’Emirato islamico presta grande attenzione alla sicurezza e alla protezione del suo popolo e i circoli del male verranno fermati“.
L’Afghanistan è un territorio “desiderato” sia dai Talebani che dall’Isis. Non mancheranno anche future guerriglie all’interno dell’Islam.