Oltre al danno anche la beffa. Multa per i pescatori liberati dopo il sequestro in Libia

Finalmente, dopo mesi di prigionia, potevano tornare a casa e festeggiare con i propri cari. Invece, neanche il tempo di tornare e rendersi conto di essere liberi, che 4 giorni dopo, l’armatore dell’Antartide, Leonardo Gangitano, s’è visto recapitare a casa una multa da duemila euro dalla Capitaneria di Porto, con tanto di sei punti tolti dalla licenza.

Il motivo della multa

Su 12 giorni di fermo aggiuntivo, da effettuare nel 2019, ne ha comunicati nove. Basterebbe comunicare gli ultimi tre, che l’Armatore giura di avere rispettato, ma i dati, come altre informazioni, sono contenuti nel “logbook” elettronico, strumento di bordo, che è stato rubato, con altri apparati, quando il peschereccio era sotto sequestro in Libia.

Gangitano racconta: “Ci hanno rubato quello e tanto altro, come i gommoni di salvataggio e via dicendo. Tra il mancato pescato e tutto il resto, abbiamo subito 300.000 euro di danni. Il peschereccio non è ancora tornato in mare”.

E adesso arriva la multa. “Ma noi quei giorni li abbiamo rispettati. Che poi la norma è sbagliata perché noi facciamo pesca d’altura, non è che siamo una barchetta che esce la sera e torna l’indomani, bisognerebbe tenerne conto, il problema non riguarda me ma la marineria di Mazara”, ha concluso l’Armatore.

Un passo indietro

Il Medinea e l’Antartide furono sequestrati in Libia il 1° settembre scorso con 18 uomini facenti arte dell’equipaggio. I due pescherecci siciliani si trovavano a 40 miglia da Bengasi, in acque che il diritto della navigazione considera internazionali, ma sulle quali da 50 anni la Libia rivendica la propria territorialità. La loro permanenza forzata nel Paese nordafricano si conclude il 17 dicembre, data della liberazione.

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