Omicidio di Agitu Gudeta: nella notte ha confessato nell’interrogatorio davanti ai Carabinieri e al Magistrato un giovane africano, dipendente dell’azienda della donna, che avrebbe avuto con lei dissidi economici. L’assassino avrebbe anche compiuto atti di violenza sessuale sulla donna agonizzante.
Agitu, originaria di Addis Abeba, era arrivata in Italia ad appena 18 anni, si era laureata a Trento in Sociologia ed era tornata nel suo Paese, impegnandosi contro il land grabbing, l’occupazione delle terre da parte di multinazionali e Paesi stranieri .Il suo impegno l’aveva resa invisa al Governo così, a rischio di arresto, nel 2010 era dovuta fuggire tornando in Trentino.
Qui la scelta, eredità della sua cultura, di dedicarsi all’allevamento della capre. Ha recuperato terre abbandonate e razze in estinzione, come la capra di razza Mochena. Prima solo un sogno ,per anni ha fatto la barista, poi una realtà con l’azienda “La capra felice”, undici ettari, 80 capre, latte, formaggi, yogourth, tutto rigorosamente biologico. Era diventata un simbolo della bio diversità ,della tutela dell’ambiente e dell’integrazione.Sul suo profilo Fb aveva scritto:”Buon Natale a te che vieni dal Sud, buon Natale arte che vieni dal Nord, buon Natale a te che vieni dal mare, buon Natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori”.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha comunicato il proprio cordoglio per la sua morte, dicendosi «profondamente addolorata per la morte violenta di Agitu Ideo Gudeta, trovata senza vita nella sua casa» sperando che possa essere «ricordata e celebrata come modello di successo e di integrazione e ispiri i rifugiati che lottano per ricostruire la propria vita».