Palermo, blitz nelle notte: fermati esponenti clan per controllo dello zen

La Polizia ha eseguito questa mattina, un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, aggravata dal metto mafioso a carico di quattro persone. L’accusa è di avere fatto parte del commando che martedì scorso, allo Zen, ha sparato contro Giuseppe Colombo e i suoi figli, Antonino e Fabrizio. Gli arrestati sono ritenuti complici di due fratelli, già arrestati la notte successiva al delitto, sottoposti anche loro a fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.

Una settimana fa sono state fatte diverse segnalazioni di colpi di pistola allo Zen. Poco dopo, al Pronto Soccorso dell’ospedale “Villa Sofia”, sono giunti padre e figlio con diverse ferite di colpi d’arma da fuoco, trasportati in auto da Fabrizio, l’altro figlio di Giuseppe, coinvolto anche lui nell’agguato e rimasto miracolosamente illeso.

La Squadra Mobile si è recata sul posto e ha repertato quello che restava dell’assalto armato che si era appena consumato, mentre in ospedale altri poliziotti cercavano di avere informazioni sull’accaduto.

Le prime investigazioni, a poche ore dal delitto, hanno trovato spunti decisivi per l’individuazione di alcuni dei responsabili del ferimento dei Colombo, raccogliendo un quadro indiziario sul conto di due uomini, individuati come artefici del tentato omicidio. Il carico indiziario messo insieme dagli investigatori della Squadra Mobile ha indotto la DDA ad emettere un fermo di indiziato di delitto, aggravato dalle modalità mafiose, a carico di due fratelli, che sono poi stati tratti in arresto.

Il fratello maggiore, non era nuovo agli inquirenti poiché ritenuto vicino alle famiglie mafiose dello Zen e già gravato da precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Nei giorni a seguire le indagini hanno registrato ulteriori sviluppi, che hanno portato alla luce elementi e circostanze per cui la sparatoria ed il ferimento dei Colombo si sono spiegati come l’ultimo capitolo di vecchi rancori, che hanno trovato l’occasione di una rapida accelerazione nel corso della mattina precedente, quando le vittime avevano avuto una banale ma accesa discussione con un gruppo di persone, capeggiate dai due fratelli. Ad avere la peggio erano stati però i Colombo, divenuti bersaglio di un assalto da parte di un commando armato.

Il commando si è presentato forte di un dispiegamento di uomini armati, che sono arrivati a bordo di auto di grossa cilindrata e diversi veicoli, tra moto e scooter. L’organizzazione “paramilitare”, che i due fratelli e i loro complici avevano messo in piedi aveva tutti i contorni di una vera e propria ostentazione di potere criminale, da esibire alle vittime prese di mira e magari a tutto il quartiere in cui la “spedizione punitiva” andava in scena. L’agguato si è consumato in pieno giorno, dove i fermati hanno esploso oltre una decina di colpi di arma fuoco che hanno ferito Giuseppe Colombo.

Armi in pugno, il commando ha sorpreso Giuseppe e i figli Antonino e Fabrizio per strada e li ha inseguiti, sparando contro di loro. Il commando si è poi dileguato solo dopo avere lasciato sul selciato una decina tra proiettili e bossoli, nonostante alcuni tra gli assaltatori avessero cercato di ripulire la scena del delitto il più possibile.

La disputa della mattina precedente ne era stata la causa scatenante, ma gli inquirenti hanno letto nell’agguato di cui i Colombo sono rimasti vittime, come una vicenda legata alla gestione delle attività criminali facenti capo alle cosche mafiose operanti allo Zen.

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