Continua la polemica “Partita del Cuore“, ma questa volta il passo lo fa Gianluca Pecchini che ,in un’intervista con Selvaggia Lucarelli, ammette di essere pronto a “querelare Ciro Priello e Aurora Leone“.
L’ex Direttore Generale della Nazionale Cantanti Gianluca Pecchini, è stato allontanato dall’organizzazione della “Partita del Cuore” dopo le accuse di discriminazione nei confronti di Aurora Leone in quanto donna. Pecchini racconta a Selvaggia Lucarelli la sua versione dei fatti, partendo proprio dal momento del suo ingresso nella sala del ristorante: “Vedo due persone che non conosco perché non le avevo invitate io: Ciro e Aurora. Di questo mi assumo la colpa: non sapevo chi fossero, forse da lì è scattato il reato di lesa maestà.”
Il suo resoconto continua con: “Ho detto ‘Questo è il tavolo della Nazionale Cantanti, vi potete mettere a un altro tavolo?Un tavolo che era a un metro eh, non chissà dove. Ci sono delle piccole regole, dei riti, non so come li vogliamo chiamare. Da sempre la sera prima della partita la squadra è al tavolo insieme, prepara la partita con l’allenatore. Sono cantanti, ma in quell’occasione si sentono calciatori, siamo tutti un po’ bambini a volte. Non so se questo può essere percepito come un rito da trogloditi, ma è così per tutte le squadre alla vigilia di una partita. Anche ai matrimoni c’è il tavolo degli sposi, che male c’è? E aggiungo che comunque i cantanti hanno anche la loro privacy, che io tutelo.”
Pecchini, ed è questo il passaggio più importante, smentisce inoltre di aver chiesto solo ad Aurora Leone di spostarsi: “Ma figuriamoci, l’ho chiesto a entrambi. Quella sera a un altro tavolo c’era anche un grosso imprenditore che avrebbe giocato l’indomani con l’altra squadra. Non era neppure lui al tavolo con i cantanti ed era un uomo“. Gianluca Pecchini nega quindi ogni accusa di sessismo e ammette al massimo di essere “uno ruvido a volte“.
Poi ricorda di come “la moglie di Ramazzotti o di Mogol o di altri in 40 anni di Partite del cuore siano sempre state a un altro tavolo: ma non c’entra nulla il sessismo. Semplicemente non giocavano il giorno dopo e stavano tra di loro a parlare d’altro“.
Pecchini conclude la sua intervista spiegando la motivazione che lo ha portato a decidere di querelare i due ragazzi: “Ho sperato che dicessero la verità, ma non l’hanno fatto. Mi domando: anche se erano arrabbiati, perché penalizzare una manifestazione di beneficenza, buttare un’ombra su 40 anni di lavoro e di bene fatto per la ricerca e la diagnosi? Prima fanno il video con tutte quelle accuse e poi ricordano di mandare comunque un sms per fare beneficenza? Non mi sembra coerente“.