In tutte le regioni dell’Ucraina stanno suonando le sirene antiaeree. Oggi secondo quanto asserito da Putin dovrebbe essere il giorno dell’attacco finale per prendere definitivamente il Donbass.
Ci sono ancora circa 2000 difensori di Mariupol che i Russi devono stanare per dichiarare la città catturata. Sono soldati ucraini, mercenari, componenti del reggimento Azon. Tutti in attesa asserragliati tra le torri d’acciaio contorto dell’ex acciaieria Azovstal.
I russi avrebbero intercettato le comunicazioni radio e appurato che i resistenti sono in una situazione disperata: senza cibo e acqua. “I marines e i combattenti del reggimento Azov assediati nell’acciaieria Azovstal hanno chiesto al Governo ucraino il permesso di arrendersi, che è stato però loro negato e in risposta sono minacciati di esecuzioni”, sostengono i russi. Il nuovo ultimatum era per questa mattina alle 5 italiane. Mosca ha chiesto di nuovo di deporre le armi, senza successo. Nessun aggiornamento è ancora arrivato a proposito.
Zelensky, da parte sua, ha detto ieri che la situazione è “difficile”. Ha poi avvertito che se Mariupol sarà trovata ad aver subito atrocità sulla scala di quelle scoperte a Bucha e altre città, potrebbe essere la fine di qualsiasi negoziato con la Russia.
Intanto, arriva un nuovo giro di sanzioni. Si tratta del sesto e prenderà di mira il petrolio e le banche, in particolare Sberbank. Lo ha confermato la Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen. Ha detto: “la priorità assoluta è ridurre le entrate di Putin”.
Nuovo tentativo di mediazione. Il miliardario russo Roman Abramovich si è recato a Kiev nel tentativo di far riprendere i colloqui di pace tra Russia e Ucraina. Un portavoce del magnate ha smentito che si trovi in questo momento in Ucraina. Abramovich, che un legame di lunga data con Vladimir Putin, ha agito come mediatore sin dall’inizio della guerra su richiesta del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
