Rebibbia: il carcere delle “meraviglie”. Sim, cellulari e droga

Prima finire in carcere era la punizione più brutta che un essere umano poteva subire. Prima chi finiva in carcere doveva poi fare “i lavori forzati“. Ora finire in carcere è come finire in hotel, soprattutto a Rebibbia.

Sette persone sono state arrestate questa mattina. Sono accusate di aver messo su un sistema illegale di introduzione in carcere di schede sim, cellulari e droghe. Tra loro anche una guardia penitenziaria, che facilitava l’ingresso facendo da tramite tra detenuti, che poi vendevano i prodotti, e i loro familiari.

I Carabinieri della Compagnia Roma E.U.R e dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria hanno eseguito gli arresti con accuse che vanno da spaccio di sostanze stupefacenti in concorso a introduzione di dispositivi idonei alla comunicazione, fino a corruzione per atti contrari ai propri doveri.

L’indagine, denominata Open Prisons proprio per dare il senso alla facilità con la quale nel carcere potessero entrare droga e cellulari senza permesso, ha consentito di accertare l’esistenza di un traffico di sostanze stupefacenti, di telefoni e schede sim introdotti abusivamente e reiteramente nell’istituto penitenziario di Rebibbia. Lo schema era collaudato: la richiesta di droga e di schede telefoniche arrivava da alcuni detenuti ad un agente. Loro poi si occupavano della successiva rivendita nell’ambito del reparto G8 del carcere romano. L’agente coinvolto, recita l’ordinanza, si era accordato “ripetutamente con un detenuto per l’introduzione all’interno del carcere, a cadenza mensile, di più pacchi contenenti sostanza stupefacente, cellulari e sim card e altri oggetti richiesti di volta in volta dal detenuto nonché per consentire l’utilizzo di telefoni cellulari all’interno delle celle durante il proprio orario di servizio, ricevendo in cambio, per ogni consegna, 300 euro o altre utilità“.

Le indagini sul carcere di Rebibbia hanno rivelato come i film in alcuni casi siano di ispirazione. Droga, sim e cellulari venivano nascosti all’interno dei “pacchi colloquio” che i detenuti ricevevano dai familiari durante i loro incontri. Il più eclatante? La pizza pomodoro mozzarella salame e sim.

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