Spesa sanitaria 2022: Italia sotto media OCSE, 16ima in Europa per spesa pro-capite

L’Italia sotto media OCSE. Questo emerge dall’analisi della spesa sanitaria sostenuta nel 2022. In Europa il nostro Paese è sedicesimo per spesa pro-capite, rispetto alla media un divario di € 47,6 miliardi.

Dati che emergono dal comunicato stampa diramato dalla Fondazione GIMBE, nel quale si provano a spiegare le motivazioni che hanno consegnato all’Italia questo risultato pesante: “L’imponente sotto-finanziamento, la progressiva carenza di personale sanitario, i modelli organizzativi obsoleti, l’incapacità di ridurre le diseguaglianze e l’inevitabile avanzata del privato hanno determinato la progressiva erosione del diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare nelle Regioni del Sud“.

I princìpi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – universalità, uguaglianza, equità, sono stati traditi e oggi sono ben altre le parole chiave del nostro SSN: infinite liste di attesa, affollamento dei pronto soccorsi, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure. Con l’imminente Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NaDEF) e, soprattutto in vista della discussione sulla Legge di Bilancio 2024 – afferma Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ha analizzato la spesa sanitaria pubblica nei paesi dell’OCSE al fine di fornire dati oggettivi utili al confronto politico e al dibattito pubblico ed evitare ogni forma di strumentalizzazione“.

La fonte utilizzata dalla Fondazione è il database OECD Stat, aggiornato al 3 luglio 2023 con dati 2022 (o anno più recente disponibile) dei paesi dell’area OCSE: spesa sanitaria pubblica, sia in percentuale del PIL, che in $ pro-capite a prezzi correnti e parità di potere d’acquisto. La spesa sanitaria pubblica include per ciascun paese diversi schemi di finanziamento, di cui uno solitamente prevalente: fiscalità generale (es. Italia, Regno Unito), assicurazione sociale obbligatoria (es. Germania, Francia), assicurazione privata obbligatoria (es. USA, Svizzera).

La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 – riporta il comunicato – si attesta al 6,8% del PIL, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media OCSE del 7,1% che alla media europea del 7,1%. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del PIL investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del PIL) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del PIL).

In Italia, anche la spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2022, pari a $ 3.255, rimane al di sotto sia della media OCSE ($ 3.899) con una differenza di $ 644, sia della media dei paesi europei ($ 4.128) con una differenza di $ 873. E in Europa sono ben 15 paesi a investire più di noi in sanità.

Al cambio corrente dollaro/euro – precisa Cartabellotta – il gap con la media dei paesi europei dell’area OCSE oggi ammonta ad oltre € 808 pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente ISTAT al 1° gennaio 2023 di oltre 58,8 milioni di abitanti, si traduce nella cifra monstre di oltre € 47,6 miliardi“.

Impietoso il confronto con gli altri paesi del G7 sul trend della spesa pubblica 2008-2022, da cui emergono alcuni dati di particolare rilievo. “L’Italia tra i paesi del G7 – spiega Cartabellotta – è stata sempre ultima per spesa pubblica pro-capite: ma se nel 2008 le differenze con gli altri paesi erano modeste, con il costante e progressivo definanziamento pubblico degli ultimi 15 anni sono ormai divenute incolmabili“.

Il grado di salute e benessere della popolazione condizionano la crescita del PIL – conclude Cartabellotta – la sanità pubblica è una priorità su cui investire continuamente e non un costo da tagliare ripetutamente. Ecco perché il nostro Paese ha urgente bisogno di invertire la rotta, con segnali già visibili nella NaDEF 2023 e, soprattutto, nella prossima Legge di Bilancio. Altrimenti sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute“.

(Foto da Pixabay)

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Redazione

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